Laziomania: carota e diplomazia secondo Inzaghi (senza bastone)
Ci sono allenatori che bastonano i propri giocatori, in senso figurato si intende, a livello mediatico e in conferenza. Mihajlovic è un maestro del genere, epr dire. Inzaghi è l'opposto. È un maestro dell'Iper carotismo. Tra il bastone e la carota sceglie sempre la carota. Anche nella conferenza stampa prima di Empoli Lazio ha scelto decisamente la via dello Yoga dialettico. Ha difeso la sua squadra in ogni porzione di campo, addirittura sostenendo che la cattiveria sia un valore addestrabile (cosa di cui personalmente dubito fortemente). Questo per due ordini di motivi: conosce la sua squadra, sa dove può essere stimolata, e dove bisogna proteggerla. In secondo luogo sa che buona parte degli equilibri del suo spogliatoio poggiano sul suo ascendente personale, sul suo stabilire un rapporto personale, anche stretto. E ci riesce perché sa toccare le corde giuste. Ci riesce perché forma il gruppo, e dal gruppo esclude tutto il resto. Compresa la stampa. Stimolata, apprezzata ma mai veramente inclusa. Ha un rapporto con la stampa da calciatore, Inzaghi. Serio, professionale, intelligente. Ma non aspettatevi il bastone. Guardate il caso Keita: ogni volta che può, Inzaghi lo elogia. Bastos è in panchina da molte partite? Ma è un ragazzo "che sta lavorando tantissimo, è migliorato tanto". Il suo ecumenismo è assoluto, il suo credo è assodato: il gruppo fa il risultato. Soprattutto se aiuti dal mercato non sono arrivati. Soprattutto se i tuoi giocatori sono fatalmente tutti impelagati in beghe contrattuali. Ammesso che le dinamiche psicologiche di una squadra si possano suddividere in bastone e carota, al massimo per Inzaghi esiste la carota e la motivazione. Il gruppo è tutto, e lui deve tutto al gruppo. Un patto stretto, solido. Un iper carotismo, una carota continua. La diplomazia di Inzaghi ne sta facendo le fortune. Finché saprà governarla, e non se ne farà governare.