Laziomania: bilancio di fine anno, anzi bilancia
Più che il bilancio di fine anno, la bilancia. Dopo festività e panettoni (anche per Pioli, anche per Pioli, alla fine l’ha mangiato, il sospirato panettone, con un certo gusto, anche), la reale domanda è: quanto pesa, questa stagione? (quanto pesiamo, ora, non è il momento di chiedercelo, è il momento di invocare le ossa grosse, la costituzione, tanto da domani a dieta, e tutte le bugie consuete di fine anno). Questa stagione pesa tanto, tantissimo. Pesa negli occhi di chi ha visto probabilmente la Lazio esteticamente più bella degli ultimi 10 anni. Soffermiamoci: è una Lazio dai fianchi (le ali) larghi ma soprattutto capaci di meravigliare (e c’è sempre qualcosa di importante, quando il calcio riesce a meravigliare). Una Lazio illuminata da Biglia, ispirata da beate gioventù Cataldiane, corroborata da un buon Candreva forte, sano, schietto, non annacquato. Come fosse un vino eccezionale, profumato, corposo.
Felipe Anderson ha scritto una mezza pagina di storia dell’estetica, un manuale di filosofia, di estetica e stupore. Il 2015 è stata la versione 1.0 di Felipe: riesce a passare dall’Iphone 6 al Nokia 33.10 come se nulla fosse, dal meravigliare a mille megapixel, allo scolorire di un tenue bianco e nero (questo per chi abbia ricevuto in dono un cellulare, e rimpianga le antiche indistruttibilità). La Lazio fermata dalla Juve a quota 6 vittorie consecutive è la sua opera migliore: una mostra fotografica di colpi vincente e giocate decisive, la lode su prestazioni da 30 (questo per chi sta preparando gli esami universitari). Poi declina, spesso in concomitanza con la squadra, si fa immalinconire, sospira un po’ in campo, e fa parecchio sospirare sugli spalti (sospirare: vedi alla voce, siamo buoni, è appena passato Natale). L’altra mezza pagina che Felipe ha lasciato bianca l’ha scritta Candreva, con più di qualche riga di Keita.
Il 2015 è l’anno di Pioli: la sua Piolilandia fatta di felicità nuove e tradizione recuperata: come se, nel paese che ha dimenticato il Natale, all’improvviso uno tira fuori l’albero, e comincia a distribuire regali. A te il coro insegnato ai giocatori, a te una Lazio vincente, a te conferenze stampa finalmente interessanti (un tema spesso inesplorato, quello dell’interesse effettivo nelle conferenze stampa). A te un bel regalo: ancora una cifra estetica importante. A te la mentalità di Parolo, a te la corsa di Basta e le sicurezze di De Vrij. Si sa che la carta da regalo, il pacchetto, valorizza il contenuto: questo per chi, come noi, ha difficoltà nel maneggiare forbici e fiocchetti. Lui no: Pioli ha infiocchettato bene la sua Lazio, tanto che poi, quando è diventata troppo stretta, troppo intristita, troppo cupa, è stato difficile andare a cambiarla (questo per chi guarda con terrore alla scritta nei negozi: non si effettuano cambi).
Il 2015 è l’anno delle speranze perdute, le aspirazioni deluse: questo per chi, anche questo Natale, ha dovuto gentilmente abbandonare la tavolata alla fatidica e luttuosa domanda. Ma ce l’hai una fidanzata. La fidanzata, la Lazio, si è persa nelle contorsioni di acquisti che hanno reso meno di quel che si sperava, magari renderanno, futuro, ma non sono serviti ad evitare la Sconfitta della Sconfitte, recente passato. A Leverkusen qualcosa è andato storto: nella mente dei giocatori, nei piani societari, nei sogni dei tifosi. E nessuno ha svegliato la Lazio dall’incubo: un precampionato sudato e madido di preoccupazioni, un avvio abbastanza shoccante, un incubo a rincorrere un’identità perduta. Come chi rincorre inutilmente l’organizzazione di un capodanno che non sia davanti Rai 1, spumante alla mano, e nonna in poltrona (scusa Nonna per questa Lazio loca). Poi, come a volte nel calcio succede, sempre al cinema, quasi mai nella vita, un piccolo miracolo: un sms che dice al tifoso, ci siamo, con tanto di cuoricino. La vittoria di Milano, la prima della classe battuta dalla Criticata, la Straniera, la Sola e la Solita. Qualcuno ci ha svegliato, finalmente.
p.s.
Propositi per il nuovo anno: andare a correre, scoprirsi più belli, rincorrere l’Europa, far bella figura, viaggi, acquisti, un non so che di felicità nuova. Ma anche ritrovare un popolo, senza barriere.
Per i più arditi, propositi per il nuovo anno: salire sulla bilancia.
Luca Capriotti