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Laziomania: senza campioni e qualità, il ko con l'Udinese conferma il ridimensionamento
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È una Lazio senza stelle. Anno nuovo e squadra vecchia. Stessi problemi, stessi difetti, meno campioni e qualità. La squadra di Baroni esce con le ossa rotte dalla sfida sul campo dell’Udinese, la prima trasferta stagionale. Il primo vero test - non ce ne vogliano il Venezia e i suoi tifosi - dopo l’esordio morbido all’Olimpico contro una squadra che non ha dimostrato di essere, al momento, all’altezza della categoria. I biancocelesti partono ancora troppo soft e vanno sotto, evidenziando ancora una volta una fragilità preoccupante nel reparto arretrato, già bucato tre volte in due gare di Serie A. La sconfitta di Udine evidenzia le lacune di un mercato con il quale non sono stati sostituiti adeguatamente i partenti. Un scenario prevedibile che boccia, per ora, un strategia societaria che - al di là delle dichiarazioni di facciata - a conti fatti dimostra un chiaro ridimensionamento.
SCENARIO PREVEDIBILE - L’allarme era scattato a inizio estate con gli addii. I nomi circolati e gli acquisti repentini non hanno fatto altro che confermare la tesi. I conti, come sempre, si fanno alla fine ma la sensazione che i nuovi arrivi non fossero in grado di sostituire i partenti per spessore tecnico e caratteriale appariva assai evidente. Gli addii di Luis Alberto e Felipe Anderson prima e Ciro Immobile poi pesano come macigni su un gruppo che a Udine ha mostrato tutta la sua fragilità e la mancanza di leader in grado di prendere in mano la squadra nel momento di difficoltà e riportarla a galla. E non serviva di certo la palla magica per scoprirlo: d’altronde i calciatori arrivatati, seppure reduci da buone stagioni a livello personale, non hanno mai militato in un top club o comunque non sono riusciti ad imporsi (come nel caso di Nuno Tavares, che in Premier non ha brillato). Troppo poco per sostituire coloro che hanno scritto la storia recente del club.
FALSA PARTENZA - Tre indizi fanno una prova, ma già due iniziano a non essere più una casualità. Per la seconda volta di fila in altrettante giornate di campionato, la Lazio va sotto in avvio con una clamorosa disattenzione. Contro il Venezia era stato Rovella a regalare il pallone agli avversari in area di rigore, mentre questa volta la dormita è di reparto, con l’attenuante della bandierina che non regge a questi livelli. A conti fatti la Lazio subisce ancora gol e parte con l’handicap, un fattore determinante per la gara e per il risultato finale. Un problema evidente di approccio, a cui si aggiunge una difesa colabrodo, che nonostante avversari non irresistibili subisce ancora una volta gol.
DIFESA COLABRODO - Quello della difesa è un problema che torna a riproporsi. Senza Mario Gila, la Lazio paga fisicità e aggressività. E se il primo gol è un concentrato di ingenuità e poca grinta, nella rete di Thauvin c’è tutta la fragilità e la passività di una squadra inerme al cospetto di un avversario che scende indisturbato, taglia in due la squadra e senza particolare pressione batte Provedel con un tiro tutt’altro che irresistibile. Un’azione manifesta di una gara in cui l’Udinese non fornisce una prestazione straordinaria ma approfitta dei regali della Lazio, che pecca sotto ogni aspetto e porta a casa una sconfitta meritata.
CI RISIAMO - Noslin, Tchaouna, Dele-Bashiru, Dia. Calciatori con caratteristiche molto simili: spunto, forza fisica, velocità dribbling. Il mercato della Lazio è stato improntato evidentemente sulla ricerca di quelle qualità che mancavano nella passata stagione e che non consentivano alla squadra di Sarri prima e Tudor poi di trovare il guizzo contro difese schierate e squadre preparate dal punto di vista tattico allo sviluppo dell’azione dei biancocelesti. La sconfitta di Udine dimostra però che gli arrivi non sono riusciti a colmare quella lacuna, ma che al contrario la squadra biancoceleste accusa ancora lo stesso problema. L’Udinese difende con ordine e la Lazio riesce poche volte a rendersi pericolosa, se non nel finale, quando con un uomo in più per l’espulsione di Kamara tenta la via del gol ma non con il ritmo tambureggiate necessario per provare a ribaltare un risultato di svantaggio. I veri pericoli arrivano dal Taty Castellanos, che è l’ultimo ad arrendersi insieme a Vecino. Troppo poco, troppo soli, nel deserto biancoceleste.
SETTIMANA DI FUOCO - Il mercato agli sgoccioli e poi il Milan. Sarà una settimana di fuoco per la Lazio, chiamata ad intervenire sul mercato per piazzare gli ultimi colpi e attesa dal primo crocevia stagionale contro il Milan all’Olimpico, gara in cui la squadra di Baroni comincerà a testare le sue reali ambizioni. Proprio come accaduto contro il Venezia, a Udine la Lazio conferma la necessità di andare ad intervenire sul mercato per aggiungere almeno due pedine, un difensore centrale di livello e un trequartista di fantasia, per sostituire - almeno in parte - il genio di Luis Alberto, il cui addio fa ancora più male - nonostante le varie vicissitudini e il carattere fumantino dello spagnolo - alla luce di quanto visto a Udine.
SCENARIO PREVEDIBILE - L’allarme era scattato a inizio estate con gli addii. I nomi circolati e gli acquisti repentini non hanno fatto altro che confermare la tesi. I conti, come sempre, si fanno alla fine ma la sensazione che i nuovi arrivi non fossero in grado di sostituire i partenti per spessore tecnico e caratteriale appariva assai evidente. Gli addii di Luis Alberto e Felipe Anderson prima e Ciro Immobile poi pesano come macigni su un gruppo che a Udine ha mostrato tutta la sua fragilità e la mancanza di leader in grado di prendere in mano la squadra nel momento di difficoltà e riportarla a galla. E non serviva di certo la palla magica per scoprirlo: d’altronde i calciatori arrivatati, seppure reduci da buone stagioni a livello personale, non hanno mai militato in un top club o comunque non sono riusciti ad imporsi (come nel caso di Nuno Tavares, che in Premier non ha brillato). Troppo poco per sostituire coloro che hanno scritto la storia recente del club.
FALSA PARTENZA - Tre indizi fanno una prova, ma già due iniziano a non essere più una casualità. Per la seconda volta di fila in altrettante giornate di campionato, la Lazio va sotto in avvio con una clamorosa disattenzione. Contro il Venezia era stato Rovella a regalare il pallone agli avversari in area di rigore, mentre questa volta la dormita è di reparto, con l’attenuante della bandierina che non regge a questi livelli. A conti fatti la Lazio subisce ancora gol e parte con l’handicap, un fattore determinante per la gara e per il risultato finale. Un problema evidente di approccio, a cui si aggiunge una difesa colabrodo, che nonostante avversari non irresistibili subisce ancora una volta gol.
DIFESA COLABRODO - Quello della difesa è un problema che torna a riproporsi. Senza Mario Gila, la Lazio paga fisicità e aggressività. E se il primo gol è un concentrato di ingenuità e poca grinta, nella rete di Thauvin c’è tutta la fragilità e la passività di una squadra inerme al cospetto di un avversario che scende indisturbato, taglia in due la squadra e senza particolare pressione batte Provedel con un tiro tutt’altro che irresistibile. Un’azione manifesta di una gara in cui l’Udinese non fornisce una prestazione straordinaria ma approfitta dei regali della Lazio, che pecca sotto ogni aspetto e porta a casa una sconfitta meritata.
CI RISIAMO - Noslin, Tchaouna, Dele-Bashiru, Dia. Calciatori con caratteristiche molto simili: spunto, forza fisica, velocità dribbling. Il mercato della Lazio è stato improntato evidentemente sulla ricerca di quelle qualità che mancavano nella passata stagione e che non consentivano alla squadra di Sarri prima e Tudor poi di trovare il guizzo contro difese schierate e squadre preparate dal punto di vista tattico allo sviluppo dell’azione dei biancocelesti. La sconfitta di Udine dimostra però che gli arrivi non sono riusciti a colmare quella lacuna, ma che al contrario la squadra biancoceleste accusa ancora lo stesso problema. L’Udinese difende con ordine e la Lazio riesce poche volte a rendersi pericolosa, se non nel finale, quando con un uomo in più per l’espulsione di Kamara tenta la via del gol ma non con il ritmo tambureggiate necessario per provare a ribaltare un risultato di svantaggio. I veri pericoli arrivano dal Taty Castellanos, che è l’ultimo ad arrendersi insieme a Vecino. Troppo poco, troppo soli, nel deserto biancoceleste.
SETTIMANA DI FUOCO - Il mercato agli sgoccioli e poi il Milan. Sarà una settimana di fuoco per la Lazio, chiamata ad intervenire sul mercato per piazzare gli ultimi colpi e attesa dal primo crocevia stagionale contro il Milan all’Olimpico, gara in cui la squadra di Baroni comincerà a testare le sue reali ambizioni. Proprio come accaduto contro il Venezia, a Udine la Lazio conferma la necessità di andare ad intervenire sul mercato per aggiungere almeno due pedine, un difensore centrale di livello e un trequartista di fantasia, per sostituire - almeno in parte - il genio di Luis Alberto, il cui addio fa ancora più male - nonostante le varie vicissitudini e il carattere fumantino dello spagnolo - alla luce di quanto visto a Udine.