Lazio, tornano i tifosi da Varsavia: 'Abbandonati dallo Stato'
Lacrime di rabbia e commozione. E poi le urla: 'Vergogna! Vergogna!'. Sono circa trenta i tifosi biancocelesti appena sbarcati dal volo W6 1441 della compagnia aerea Wizzair, tornati dall’inferno di Varsavia con la sciarpetta al collo e gli occhi stanchi, rivelatori di notti insonne, stress e paura. Ad attenderli, genitori ed amici, pronti a farli sentire di nuovo a casa, al sicuro in un abbraccio scaccia-incubi.
Niente foto e niente dichiarazioni. È questa la linea concordata dai supporters laziali durante il volo di ritorno. Ma qualcuno non resiste. 'Ci hanno trattati come bestie – urla un ragazzo – Ma ora siamo qui e dobbiamo lottare per riportare presto in Italia i nostri compagni'. Gli animi si scaldano quando il discorso cade sul supporto che avrebbero dovuto dar loro gli addetti dell’Ambasciata italiana e quelli dell’Unità di Crisi della Farnesina. 'Sono stati scandalosi. Nessuno ci ha aiutato – dice Andrea Mazzonna – Non si può abbandonare dei ragazzi connazionali in questo modo'.
Enzo Vinci e Marcella Gazzera sono i genitori di Alessandro, ventuno anni e un viso ancora da adolescente. Erano anche loro, insieme all’altra figlia, a Varsavia per assistere alla partita. Hanno saputo dell’arresto due ore prima del fischio d’inizio dell’incontro, mentre stavano entrando allo stadio. 'Avevamo da poco varcato i cancelli quando Alessandro ci ha telefonato dicendo che era stato prelevato dal corteo partito dall’Hard Rock Cafe e rinchiuso in una camionetta della polizia'. Mamma Marcella ancora trema mentre racconta quegli istanti.'Abbiamo cercato di uscire dall’impianto ma non ci è stato permesso. Così ho iniziato a telefonare all’Unità di Crisi della Farnesina. Ho registrato cinquantaquattro chiamate prima che qualcuno rispondesse. Intanto mio marito provava a contattare l’ambasciata italiana senza risultati. Eravamo nel panico'.
E poi l’attesa, fino al pomeriggio seguente - come riporta Il Messaggero - quando finalmente Enzo e Marcella hanno potuto riabbracciare Alessandro. 'Non dimenticherò mai il suo sguardo. Erano le 15.30, in aula attendevamo il giudice. Vederlo sotto processo mi ha fatto venire i brividi', dice Enzo, ancora visibilmente scosso. 'L’udienza è stata vergognosa – attacca Marcella – L’avvocato d’ufficio si è limitato alla presenza. E il giudice non ha fatto altro che intimorire i ragazzi paventandogli ulteriori giorni di carcere nel caso non si fossero dichiarati colpevoli'. Alla fine, tutti gli imputati hanno scelto di accettare la linea dell’accusa e sono stati dichiarati rei di aver contravvenuto all’articolo 51 (atti violenti in pubblico) e di aver indossato dei passamontagna (vietati dalla legge polacca). La pena: 200 zlote di multa, circa cinquanta euro, e due anni di Daspo in Polonia (divieto di accedere alle manifestazioni sportive). Ma non per tutti è finita così. 'Ci sono ancora tanti ragazzi alla sbarra, che rischiano dai sei mesi ai due anni di carcere', aggiunge Enzo. 'Questo perché ad alcuni è stato contestato anche il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Sono a conoscenza di molti genitori in procinto di partire per stare vicino ai loro ragazzi. Ma in tutto questo il vero assente ingiustificato è lo Stato italiano. Nessuna comunicazione, nessun appoggio'.
L’ultimo sussulto arriva dal cuore di una mamma ancora provata da giorni di emozioni forti e terribili. 'Mio figlio, come tutti gli altri ragazzi, è stato obbligato a firmare una dichiarazione di colpevolezza scritta in polacco – conclude con un filo di voce Marcella – Cosa avrà dovuto, forzatamente e ingiustamente, ammettere di aver fatto?'.