Jacobelli: l'odissea polacca dei tifosi della Lazio e la latitanza del governo italiano. Letta, Alfano, Bonino: sveglia!
Premessa fondamentale. Se - e calciomercato.com sottolinea se - giovedì scorso, in Polonia, alcuni tifosi della Lazio hanno violato la legge, devono pagare il conto con la giustizia. Ma, tre giorni dopo la raffica di fermi che ha coinvolto quasi duecento italiani, la versione ufficiale della polizia di Varsavia cozza sempre più con alcune delle testimonianze dei sostenitori biancocelesti riusciti a mettersi in contatto con l'Italia.
Il signor David D'Ario, padre di uno dei 137 tifosi che risultano ufficialmente fermati, ha raccontato all'Ansa: "Ho sentito mio figlio l'ultima volta ieri nel tardo pomeriggio, al cellulare, era spaventato. Mi ha detto 'papà, mi stanno togliendo il telefono, qui non si può parlare'. L'hanno fermato con altri 4 amici, dicono che hanno commesso un'infrazione, non un reato, ma non ci dicono quale. Mio figlio é pure della Roma, era andato lì con gli amici della Lazio, per conto loro, non con i club, per fare una vacanza, doveva tornare domenica. Figuriamoci se commetteva violenze.
Mio figlio ha 24 anni e un lieve handicap, per il quale non sente bene e quindi forse non capisce tutto quello che gli dicono. Mi ha raccontato che stavano andando dall'albergo allo stadio quando dei poliziotti li hanno avvicinati, circondati, fermati, tenuti in strada per ore e poi portati in commissariato. Non li hanno ammanettati, ma gli hanno fatto le foto segnaletiche, come dei criminali. Ma non sappiamo di cosa li accusano né quando saranno portati davanti a un giudice. Potrebbero far sapere qualcosa almeno a noi genitori".
E' assodato che, in materia di contrasto alla delinquenza e al teppismo, le forze dell'ordine polacche vadano giù pesanti, contrariamente a quanto non facciano quelle italiane, evidentemente per ordini superiori. Ma, un conto è stangare i delinquenti e un altro è riservare un trattamento brutale e indecente a chi non c'entra nulla e a Varsavia era andato per seguire la squadra del cuore.
Sotto questo aspetto, è assordante il silenzio del governo italiano, nonché dei suoi massimi esponenti: il premier Letta, il vicepremier e ministro dell'Interno, Alfano; il ministro degli Esteri, Bonino. E non ci vengano a dire che sono già in pista l'ambasciatore italiano a Varsavia e i funzionari della Farnesina: il loro impegno è apprezzabile, ma i risultati sinora insufficienti per chiarire che cosa sia successo esattamente.
Provate ad immaginare se, in occasione di Lazio-Legia, quando bande di barbari venuti dalla Polonia hanno seminato terrore e devastazione in diversi quartieri di Roma, la polizia italiana ne avesse fermati duecento, seguendo la procedura dei colleghi polacchi. Secondo voi, il governo di Varsavia sarebbe rimasto zitto o ci sarebbero state proteste diplomatiche, convocazioni di ambasciatori, eccetera eccetera?
Possibile che i vertici del governo italiano non abbiano ancora avuto la sensibilità e la determinazione per esigere spiegazioni dalla controparte e scuse per chi, innocente, è stato trattato come uin criminale avendo il solo torto di essere un tifoso della Lazio a Varsavia?
Certo, il caso dei due marò ostaggi in India (una vicenda che si trascina dal 15 febbraio 2012) , dimostra quanto, in campo internazionale, il governo italiano conti come il due di coppe quando a briscola comanda bastoni.
Ma la gravità della vicenda polacca dove, complessivamente quasi duecento connazionali sono stati coinvolti a vario titolo e sessanta sono stati rilasciati non avendo commesso nulla, non può e non deve essere sottovalutata.
Siamo già al terzo giorno: se Letta, Alfano, la Bonino e associati non sono troppo impegnati nelle beghe di Palazzo e nella difesa della poltrona, è il caso che si sveglino.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com