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Crisi Lazio, numeri da incubo: i big deludono, i tifosi contestano
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CROLLO NEI NUMERI - Una sola vittoria negli ultimi sei incontri. Sette sconfitte su sedici gare in campionato. Nove punti in meno rispetto a un anno fa. Un attacco sterile (appena sedici gol fatti, secondo peggior rendimento tra le prime dieci della classifica) e una difesa che crolla per errori individuali (Provedel col Verona, Marusic e Gila contro l’Atletico e stasera, per citare solo gli ultimi episodi). Dati che fanno a cazzotti con le aspettative di inizio stagione - secondo Sarri troppo alte – ma soprattutto con gli investimenti fatti e con il valore tecnico complessivo della rosa. Pedro, Zaccagni, Immobile, Luis Alberto non valgono l’11° posto in classifica né agli occhi dei tifosi, né per i numeri della loro carriera. E neanche il curriculum dei nuovi acquisti (come Guendouzi, Kamada e non solo) è quello di giocatori da metà classifica. Il perché dei fischi - non i primi della stagione - durante e dopo il match contro i nerazzurri è tutto qui. Ma la reazione sperata ancora non si è vista.
PREOCCUPAZIONE - Al contrario, anche stasera da parte dei giocatori chiave è mancato l’apporto necessario per uscire dalle difficoltà. L’atteggiamento di Luis Alberto dopo il suo ingresso in campo, anche lui non esente da critiche da parecchie settimane, ha indispettito non poco il pubblico. Idem per le mani sui fianchi di Felipe Anderson in diversi momenti del match. Persino i mugugni nei confronti di Immobile, che fino a poco tempo fa sembravano arrivare solo da una minoranza irriconoscente, iniziano a farsi sentire più insistentemente. La paura dei laziali è anche quella che si sia rotto irrimediabilmente qualcosa nello spogliatoio. E che i buoni risultati in coppa siano solo polvere sotto il tappeto. In molti invocano un intervento pesante della società, ma in questo periodo Lotito – dopo le sfuriate dei mesi scorsi – sembra più concentrato sui lavori in Senato che sulle questioni biancocelesti. Sulla graticola inevitabilmente c’è anche Sarri che però insiste nel difendere il suo operato. “Partita di ottimo livello per 65 minuti, condizionata da un errore – ha detto ai microfoni a fine gara il tecnico toscano – può essere una base su cui ripartire”. Parole che convincono poco il popolo biancoceleste (basta fare un giro sui social per constatarlo), esasperato anche dalla mancanza di soluzioni per l'ormai cronico mal di gol e sconsolato dalle ammissioni di impotenza dello stesso allenatore: “Non so come dividere le responsabilità di questa situazione tra tutte le componenti. Non so perché in campo ci siano risposte diverse in campo rispetto all’anno scorso. Non so dove ho sbagliato, anche se le mie colpe sicuramente ce le ho”. Calciatori che non reagiscono, società apparentemente assente, allenatore che sembra non avere soluzioni per risolvere i problemi della squadra. Da qui l’interrogativo che resta preoccupantemente sospeso su chi ascolterà l’allarme in casa Lazio e, soprattutto, se mai si riuscirà a spegnerlo.