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    Lazio, Sarri: 'Il calcio così è senza futuro. Vorrei finire qui la carriera e giocare al Flaminio'

    Lazio, Sarri: 'Il calcio così è senza futuro. Vorrei finire qui la carriera e giocare al Flaminio'

    Maurizio Sarri ha rilasciato un'intervista esclusiva a Repubblica. L'allenatore della Lazio ha toccato diversi temi, tornando sulle polemiche per i calendari troppo fitti, fino ad arrivare al suo futuro in biancoceleste. E sulle voci che lo vedrebbero lontano dall'Europa per accettare ricche offerte saudite ha risposto con una battuta:
    In Arabia si può fumare? Sì, allora è un punto a favore.

     

    IL CALCIO MUORE - "Non c’è futuro se nel calcio si pensa solo agli highlights. Si gioca troppo, lo dico da cinque anni, eppure mi accusano tutti di cercare solo alibi. Ora però in Spagna sta esplodendo la polemica dopo l’infortunio di Gavi con la Nazionale. In privato tanti colleghi mi dicono che faccio bene a denunciare questo problema, ma poi nessuno mi viene dietro. L’unico calcio sostenibile è quello inglese, che infatti è il più tradizionalista. Il sabato pomeriggio non c’è nessuna partita in tv, perché la gente affolla gli stadi delle categorie minori. La finale di FA Cup è il match più visto al mondo dopo quella di Champions, eppure da cent’anni ha sempre gli stessi riti e si gioca a Wembley, mica in Arabia. Vorrà dire qualcosa? Lì c’è il tentativo di non fare cadere il movimento nella globalità. Così loro sono tutti ricchi, mentre i nostri ricchi sono i poveri d’Europa".

    DERBY - "Mi trita emotivamente. Da fuori sembra un'esagerazione, ma quando lo vivi è micidiale. A Roma tutto quello che respiri diventa derby. Ti rovina la vita, ma è bellissimo".

    SARRISMO - "Io sono un autodidatta, che ha imparato a furia di schiaffi sul viso e di lezioni prese. Il sarrismo fatico a comprendere cosa sia, ma tanto questo è un mondo di slogan, di etichette e luoghi comuni e allora teniamoci questo sarrismo. Se ci riferiamo agli anni di Napoli, io non posso e non devo fare quel calcio lì per forza, anche se la gente pretende da me sempre la stessa maniera di giocare. Avere dei palleggiatori non è come avere dei contropiedisti, mi devo adattare: la mia Lazio di oggi non potrà mai essere come il mio Napoli di allora. Prendiamo Immobile: deve attaccare la profondità e non giocare contro le sue qualità migliori. L’altro giorno mi ha chiesto: mister, cosa devo fare per tornare come prima? Gli ho risposto: fai quello che hai sempre fatto, non venire incontro alla palla, continua a scavare la difesa avversaria, a giocarle addosso. Nella gestione della squadra io ritengo di avere a che fare con professionisti adulti e non voglio fare il fratello maggiore, lo zio, il babbo. Ho il pregio e il difetto di parlare schietto: questo può creare dissapori nel breve,  ma molto meno quando i calciatori imparano a conoscermi. Io mi sono innamorato del calcio vedendo le squadre di Sacchi, per il senso di ordine che mi davano e che prima non avevo mai visto. Arrigo l’ho conosciuto molto dopo, ma è stato lui a ispirarmi".

    FUTURO - “Mi piacerebbe finire la carriera qui alla Lazio. Non mi metto limiti temporali, ma non dipende solo da me. Mi piacerebbe essere l’allenatore della Lazio che giocherà al Flaminio. È un progetto a cui il presidente crede, anche se ovviamente vuole delle garanzie. Io penso che non si possa fermare tutto se scavando si trova un’anfora”.

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