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    Lazio-Milan, l'analisi di Katia Serra

    Lazio-Milan, l'analisi di Katia Serra

    Più che commentare il risultato finale viene spontaneo domandarsi: cosa succederà in casa Milan dopo questa sconfitta? Chi ancora credeva alle parole del Cavaliere, di una rosa da terzo posto, si sarà messo il cuore in pace. 

    Al di là dei limiti tecnico-tattici, la squadra difetta di personalità, ha una fragilità nervosa in cui la sceneggiata di Mexes riconferma che per essere campioni bisogna esserlo prima di tutto nella testa. Il precedente caso Muntari non ha insegnato nulla. Una squadra che ha tirato in porta una sola volta, in occasione del vantaggio, non si è resa mai pericolosa, non costruisce gioco e mentalmente non reagisce dopo gli episodi negativi.

    Primi venti minuti di gioco continuamente spezzettato, con ritmi alti e tanto agonismo, in particolare a metà campo, che ha impedito di sviluppare azioni da una parte e dall'altra. Schieramenti speculari, 4-3-3 con duelli soprattutto in zona centrale. Probabilmente è l'eccesso di sicurezza della Lazio, inizialmente con un baricentro altissimo, a permettere il vantaggio rossonero nato da un errore di Basta a metà campo con la difesa mal posizionata che ha concesso l'1 contro 1 a Menez.

    La squadra di Pioli ha pian piano preso in mano la partita, coprendo in ampiezza il campo con Basta e Radu altissimi, con Mauri e Candreva interscambiabili e bravi a dare profondità e con Klose attivo nelle due fasi. L'arma principale usata dalla Lazio sono stati gli inserimenti in velocità che hanno messo in difficoltà la difesa, con l'inesauribile Parolo e la mentalità di continuare a giocare con determinazione e sacrificio fino alla fine. Sulla propria destra ha creato le occasioni migliori affondando con estrema facilità contro una catena di sinistra del Milan imbarazzante.

    Emblematico il grave errore di Montolivo in occasione del 2 a 1 di Klose: ha avuto tempo e spazio per passare a Van Ginkel, non si è fidato del compagno, ha sbagliato l'alleggerimento regalando la palla al tedesco. Già nel primo tempo Armero si è spesso trovato in 1 contro 1 contro Candreva, non c'è mai stato il raddoppio dell'olandese, inspiegabilmente ancora in campo a inizio ripresa.

    Il giovane, classe '92, è un corpo estraneo, non aiuta nel non possesso e con la palla tra i piedi non trova una giocata. Bene aveva fatto Inzaghi a toglierlo dopo 20 minuti circa in Empoli - Milan alla quarta giornata. L'ingresso di Pazzini e il passaggio al 4-2-3-1, a cui va aggiunta l'uscito del propositivo Bonaventura per infortunio, non ha dato la scossa sperata perché dopo lo svantaggio la squadra si è completamente smarrita, perdendo anche quella compattezza tenuta nel primo tempo.

    Vanno elogiati i meriti di una Lazio che pressa costantemente, che è aggressiva in avanti che, se finalizzasse tutto ciò che crea, avrebbe più punti in classifica. Lotito può dichiararlo tranquillamente......la sua squadra può giocarsi il terzo posto, mister Pioli ha creato un gruppo e una squadra.


    Katia Serra
     


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