Lazio, il successo non fa la felicità
L’armonia è un ospite capriccioso che non frequenta più i sofà di Formello. Così la Lazio è una società che continua a convivere con le lacerazioni di un ambiente caldo, avviluppato nelle sue contraddizioni, poco comprensibili a quelli che gravitano lontano dal pianeta biancoceleste. Un ambiente al quale basta una Coppa Italia Primavera, anche rivinta dopo 35 anni, per emozionarsi, per esaltarsi e festeggiare alla stregua di un grande successo. Nell’aria si respira un forte desiderio di Lazio, di sognare, di vivere da protagonisti la lazialità. Per l’evento del 12 maggio - scrive il Messaggero - sono stati già venduti oltre 40 mila biglietti: una testimonianza, chiara e tangibile, di quanto il pubblico senta la passione di partecipare ai momenti importanti, che segnano la storia del club.
Eppure non c’è pace. Anzi siamo in piena lotta, con i personaggi della protesta sempre attestati sulle loro posizioni. Reja vede una tifoseria di serie A e una di serie B, Lotito, dopo la vittoria di Firenze, non perde occasione per polemizzare con i detrattori. C’è sempre un modo di rovinare anche le occasioni più belle, sfruttando l’onda lunga di un successo. Al presidente, nei suoi 10 anni di gestione, vanno riconosciuti meriti importanti: 2 coppe Italia, una Supercoppa Italiana, uno scudetto e una coppa Italia Primavera. Ha rimesso a posto il bilancio, sta valorizzando dei giovani interessanti, ha tenuto spesso la squadra nelle posizioni nobili della classifica e in Europa. Non sono state stagioni di Champions, è vero, però, lontano da Roma, pensano che si potrebbe comunque vivere soddisfatti e felici nella città biancoceleste.
Claudio Lotito, scongiurato il rischio della decadenza, dovrà cominciare a chiedersi perché si è arrivati a questa situazione, di muro contro muro, perché ci sono tante migliaia di persone che aspettano la gara del 12 maggio e poche migliaia che vanno a vedere quelle di campionato, decisive per l’Europa League. E perché, nonostante gli ottimi risultati conseguiti, la maggior parte del popolo laziale, lo critica o non lo vuole più al timone. Un presidente ha il dovere di interrogarsi sulle problematiche che interessano il suo club. E cercare di risolverle. Lotito è troppo intelligente per non capire che le critiche nei suoi confronti non sono legate ai risultati, bensì a promesse non mantenute, all’arroganza e alla presunzione, alla mancata considerazione verso i tifosi, alle dichiarazioni avventate di alcuni momenti, a errori di comunicazione, voluti o involontari. Una società non vive soltanto di numeri ma anche di sentimenti e passioni. Ora che ha risolto i problemi cerchi una strategia diversa, perché i tifosi hanno voglia di Lazio.