Lazio: Felipe Anderson scappa da Reja
In fuga dalla Lazio. Via per crescere e ritrovare la fiducia persa. Questa volta non c’entra niente la contestazione, si tratta semplicemente di un aspetto tecnico, è il malumore e il disagio che Felipe Anderson sta vivendo da qualche mese a questa parte. Poche presenze e tante aspettative, nove milioni di motivi per credere nel riscatto. Immediato? Si vedrà, forse lontano da Formello. L’arrivo a luglio dopo un corteggiamento di oltre 6 mesi, una trattativa estenuante con il Santos, un crack di mercato mai esploso, mai rispettato fino in fondo. Dopo 8 mesi in biancoceleste - spiega Il Tempo - il bilancio è disastroso, eppure le credenziali di presentazione erano ottime: 770 minuti in 14 apparizioni tra campionato, Europa League e coppa Italia, 1 gol realizzato (contro il Legia Varsavia) e una serie infinita di panchine.
Un periodo da dividere con due allenatori diversi: continuità (soprattutto in campo internazionale) con Petkovic, porte chiuse e buio più totale invece da quando alla guida è tornato Reja. Anche se l’avvio sembrava diverso: a Bologna, nella seconda gara con il tecnico goriziano al comando, Felipe partì titolare, ma fallì clamorosamente in una delle prestazione più brutte della stagione. Senza dimenticare il rigore sbagliato contro il Ludogorets, la sostituzione pochi minuti più tardi, un contraccolpo psicologico devastante: i fischi dell’Olimpico e l’inizio di una discesa inarrestabile. Ora il futuro sembra segnato, a maggio il brasiliano incontrerà Lotito, chiederà garanzie ma difficilmente accetterà di restare a queste condizioni. Vuole giocare, non considera Reja l’allenatore ideale per il suo rilancio. Tare qualche giorno fa è tornato sull’argomento: «Tutti quanti hanno potuto ammirare quotidianamente le sue grandi qualità, in Italia però non c’è pazienza. Il ragazzo stesso deve capire che il calcio brasiliano è diverso dal nostro, ma sono sicuro che sarà una pedina importante per questa formazione».
Lo sarà, ma non con Reja: la volontà del numero 7 sembrerebbe chiara, dovrà impegnarsi di più e crescere caratterialmente, ma il rapporto con il tecnico goriziano non è mai sbocciato. La società potrebbe decidere di cederlo in prestito (Spagna?), ma al momento pare un’ipotesi remota: l’idea è quella di valorizzarlo, puntarci seriamente, ma probabilmente in un altro ruolo. Felipe Anderson non è un esterno, non ha il passo per fare la fascia avanti e indietro. È un trequartista centrale, nella sua carriera si è sempre mosso tra le linee e non sulla linea laterale del campo. Da quando è sbarcato a Roma, pur di giocare e mettersi in mostra, ha accettato una posizione non sua, si è messo a disposizione, voleva spaccare il mondo e conquistare i tifosi, ha raccolto poco o nulla.