Lazio, ecco chi è Biglia
Ecco Lucas Biglia: da ieri l’argentino può essere considerato un giocatore della Lazio. Sbarco a Fiumicino alle 18 con volo proveniente da Buenos Aires, fuga dalle telecamere scorta al seguito, «Forza Lazio» d’ordinanza ed estenuante nottata a villa San Sebastiano con tanto di stretta di mano al presidente Claudio Lotito, firma in calce al quadriennale da 1,2 milioni a stagione. Mancano solo le visite mediche, ma quelle il centrocampista acquistato dall’Anderlecht le sosterrà stamani in Paideia e, come ovvio, hanno l’ultima parola sulla validità delle carte. Che vanno a movimentare un mese trascorso nella nazionale argentina di Sabella, ma con un occhio sempre rivolto alla Lazio. Un mese di appuntamenti prima fissati e poi rimandati, voli annullati e beghe burocratiche tra Sud America e Bruxelles. Ma ora ci siamo. Il «principito» Biglia ha la sua nuova e agognata avventura italiana, voleva la serie A per fare all’indietro il percorso dei nonni nati a Firenze (per questo ha anche passaporto comunitario) e cimentarsi in un campionato di prima fascia dopo sette anni passati nella penombra della Jupiter League belga. Una scelta di vita, una promessa fatta da Biglia a suo padre sul letto di morte - come svela il Corriere della Sera sulle pagine romane -, l’anno scorso, nel frangente più duro e sofferto della sua vita. La fuga in Argentina, la depressione, gli psicologi inviati a Baires dall’Anderlecht, il club che da una parte cercava di dargli una mano e dall’altra lo affossava impedendogli di andare all’Inter. Un tunnel. La Lazio, in questo senso, è stata la luce. Anche se Biglia non ha il posto assicurato e dovrà sudare per trovare spazio. Perché c’è un potenziale dualismo con Ledesma, del resto anche il numero di maglia scelto, il 4, sembra tracciare il profilo di un giocatore abituato a piazzarsi davanti alla difesa. Sarà il compito di Petkovic alternarli o farli coesistere, magari cambiando modulo, chissà. In ogni caso il «principito» sarà a disposizione del tecnico e partirà con gli altri per il ritiro di Auronzo. Manca ancora Felipe Anderson, probabile arrivo lunedì, e ci sono ancora un paio di trattative da portare in fondo (il centrale Elez, il terzino Hysaj e la punta Vuksic, di cui si è parlato ieri notte nel vertice di villa San Sebastiano), poi i ranghi saranno completi. E, per la prima volta dal 2008, senza Zarate, l’argentino in uscita dalla Lazio. Ieri Maurito, impegnato nel collegio arbitrale per presunto «mobbing» subito dal club, ha twittato il proprio commiato: «Sono già libero, posso tornare a giocare. Grazie mille a tutti coloro che mi sono stati vicini. Alla Lazio ho passato tre anni molto belli, peccato sia finito tutto così». Per la Lazio è solo strategia legale.