1) Il nuovo progetto della squadra biancoceleste è partito un anno e mezzo fa, quando sulla panchina della moribonda Lazio si è seduto Edy Reja. Con lui, dopo l'interregno di Ballardini, Lotito ha trovato l'uomo giusto con cui realizzare la fase due della sua gestione. La prima Lazio lotitiana puntava infatti tutto sui giovani ed aveva così scelto un tecnico (Delio Rossi) ed un d.s. (Walter Sabatini) ideali per questo tipo di progetto. La seconda Lazio lotitiana ha capovolto invece completamente i suoi canoni. Si punta su un organico esperto con elementi che arrivano prevalentemente dall'estero (e in tal senso Igli Tare è il d.s. ideale) e su un allenatore (Reja, appunto) che sia adatto a gestire questo materiale. Il progetto vive quest'anno la sua stagione della verità. Dopo la salvezza-miracolo e l'ottimo (ma improduttivo) scorso campionato, in questa stagione deve arrivare il salto di qualità. Due campioni del calibro di Klose e Cisse non sono stati presi solo per vendere più magliette.
2) La tenuta difensiva è stato il tallone d'Achille delle prime due gare di campionato e di quella d'esordio in Europa League (il playoff non fa testo). Il 4-2-3-1 scelto da Reja, con Cisse largo sulla fascia, si è rivelato una fantastica macchina-spettacolo quando la Lazio era in possesso palla, ma ha finito con lo sbilanciare troppo la squadra. E così era andata a farsi benedire la solidità difensiva che l'anno scorso era stato uno dei punti di forza della banda Reja. Il passaggio al 4-3-1-2 ha riequilibrato (in meglio) la squadra. Non a caso nelle ultime due partite (giocate appunto col 4-3-1-2) i biancocelesti hanno subito una sola rete contro le sei delle precedenti tre gare ufficiali (due a partita). Presto per dire che la tenuta difensiva sia stata definitivamente ritrovata, ma siamo certamente sulla buona strada.
3) Non ci sono dubbi, Klose e Cisse sono i veri leader di questa squadra. Con il loro arrivo la Lazio non solo ha trovato due bomber da quasi 500 reti segnate in carriera. Ha trovato soprattutto due autentici leader, due elementi che con il loro esempio, a volte semplicemente anche solo con lo sguardo, possono far lievitare il rendimento di chi sta al loro fianco. La Lazio della scorsa stagione, pur brillante e vincente, difettava di personalità e di capacità realizzativa. Grazie alla coppia-gol franco-tedesca ha acquisito l'una e l'altra. La loro leadership, peraltro, si aggiunge (e non si sostituisce) a quella storica dei vari Brocchi, Mauri, Rocchi e Ledesma, i senatori dello spogliatoio con i quali hanno subito legato.
4) La compattezza del gruppo è fondamentale, come sempre. A parole c'era sin dall'inizio del ritiro, così come c'era stata da quando Reja è arrivato al capezzale della squadra biancoceleste. In realtà, però, un certo sfilacciamento si era verificato nelle settimane scorse. Forse perché i tanti giudizi favorevoli sulla nuova Lazio avevano creato un certo rilassamento. La vicenda delle dimissioni di Reja, poi rientrate proprio per la sollevazione dello spogliatoio (oltre che della società), hanno provocato quella scintilla che serviva per rinserrare ulteriormente le fila.
5) Anche avere una società forte alle proprie spalle, ovviamente, è fondamentale. E, anche in questo caso, la vicenda-Reja è servita a far sentire allo spogliatoio la presenza della società. La Lazio ha una struttura dirigenziale leggera. Scelta legittima, per carità. Il rovescio della medaglia è che a volte la presenza societaria può apparire attenuata. Nelle ore roventi del dopo Lazio-Genoa i nuovi acquisti (i vecchi lo sapevano già) hanno capito che una società esiste e che, se le cose non vanno per il verso giusto, non resta alla finestra a guardare.
(Gazzetta dello Sport - Edizione Roma)