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Lazio, Oddo: "Addio obbligato nel 2007. Volevo rimanere a vita, ma c'erano esigenze particolari"
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ADDIO OBBLIGATO - "Sono arrivato come ultimo acquisto di Cragnotti: era la squadra di Nesta, di Crespo, di Stam, di Couto, di Mihajlovic, di Stankovic. Il primo anno arrivammo quarti e vincemmo la Coppa Italia, che rimane un ricordo indelebile. Poi l'anno di Baraldi e la grande crisi, quando abbiamo rischiato anche di scomparire. Il grande legame con quella piazza nasce lì: io e pochi altri, come Peruzzi e Cesar, siamo stati prima nella grande Lazio poi in quella che chiamavano 'lazietta'. Nel 2005 abbiamo anche rischiato di retrocedere, quando ci fu quel derby alla terzultima giornata con la Roma, che finì 0-0 (15 maggio, ndr), e arrivarono fischi. L'ultimo anno andai via con la squadra che si qualificò per la Champions League e fu una grande gioia ritrovarla. Avevo questo legame fortissimo, diventai anche capitano, incarnai lo spirito Lazio che c'era in quegli anni lì. Vivemmo momenti, non sapevamo quasi di che morte dovevamo morire. Io essendo capitano mi sentivo addosso una grandissima responsabilità. E fu un addio 'obbligato'".
CONTRATTO A VITA - "Prima di andare via avevo proposto a Lotito di rinnovare e rimanere a vita. Ma non poteva perché c'erano esigenze economiche particolari e fui costretto a partire. Mi sentivo un peso addosso, sentivo un peso proprio perché ero anche capitano. La qualificazione in Champions della Lazio a fine anno mi sollevò un po' da questa pesantezza che avevo".