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Lautaro: 'Segno alla Juve, sogno scudetto e Champions con l'Inter. Vorrei giocare con Dybala, Icardi...'
"Quest'anno ho messo insieme tanti minuti, sono contento. In precampionato ho giocato e segnato tanto, poi mi è toccato andare in panchina e alla fine per quello che è successo a un compagno sono diventato titolare. E poi ho segnato nel derby. Ora non scelgo: prima segno alla Juve, poi con l'Argentina in Copa America. Non possiamo fallire la qualificazione in Champions League, è l'ultimo obiettivo che ci resta. Spero che la prossima sia la mia. Prima qualifichiamoci, poi certamente avrò qualche conoscenza in più per affrontarla. Io mi dò sempre degli obiettivi a breve termine: ora la qualificazione europea, poi la Coppa America, dopo la Champions pensando di poterla vincere. Se pensi alla vittoria tutto diventa più facile. Se pensi ad arrivare secondo, non vinci mai".
"Ho mai pensato di andare via quando giocava poco? In quei momenti ti passa di tutto per la testa. Arrivavo dal Racing dove giocavo sempre, qui avevo davanti un monumento interista come Icardi, capitano e capocannoniere. Sapevo che sarebbe stato difficile giocare, lui non sarebbe mai uscito: o l’uno o l’altro, insieme mai. Così pensavo all’Argentina, alle occasioni sprecate, a un mucchio di cose. Ma parlando con la mia famiglia non è mai mancata la fiducia. Sono cresciuto, conosco le mie responsabilità. E poi a casa c’è la mia fidanzata al mio fianco. Lei è molto intelligente, mi confortava quando non giocavo ed ero triste. E comunque non passa un giorno in cui non senta la mia famiglia".
"Quando mio papà ha dato del 'cagon' a Spalletti l’ho chiamato e gli ho urlato che non avrebbe dovuto farlo, non si sarebbe dovuto permettere. È un essere umano, può sbagliare, è stato calciatore quindi ha capito subito. Cancellò il tweet, ma era tardi, si è scusato in primis con me, che è la cosa importante, poi io chiamai il tecnico per chiedere scusa da parte mia e sua. Abbiamo fatto una riunione a tre: io, Zanetti e Spalletti".
"Il caso Icardi? Ne ho parlato a lungo con Mauro. Gli ho sempre ribadito quanto fosse importante per la squadra, però gli ho anche detto che i problemi che c’erano tra i dirigenti e la sua moglie e agente andavano risolti direttamente da loro. E che noi come squadra non dovevamo essere coinvolti, non eravamo parti in causa, eravamo ai margini. Icardi è stato il primo ad accogliermi, mi ha aiutato anche con la casa, si è occupato di tutto. Non era obbligato a farlo e lo ha fatto da buona persona. Siamo coscienti che lottiamo per un solo posto: fuori ci troviamo bene insieme, in allenamento poi ognuno fa il suo".
"Se faccio gol ovviamente torno a casa felice, ma i risultati collettivi sono quelli che fanno risaltare le prestazioni individuali. E se giochi per la squadra, la squadra ti aiuta a fare più gol. Se giochi solo per te, diventa più dura. Quando conobbi Ausilio mi chiese quale numero avrei preferito e io gli risposi il 10, è davvero speciale. Dybala è un giocatore di grande livello, con cui uno vorrebbe giocare sempre perché ti aiuta a migliorare o a segnare di più. Poi io sul suo futuro non posso dire niente... Quando rinnoverò il mio contratto? Dovete chiederlo al direttore".