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Lautaro: 'All'Inter tutti fratelli, ecco perché mi chiamano Toro. Champions un obiettivo'
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SUI TATUAGGI - "Parlano di me, della mia famiglia, della mia religione, o di una frase che mi caratterizza. Ho fatto il primo a 15 anni, mia mamma non voleva, diceva che ero troppo giovane. Ho iniziato con il nome di suo padre, mio nonno. Fu molto difficile per me. Siamo una famiglia che ha iniziato davvero con poco. Non ci sono dubbi che quei momenti difficili mi abbiano fatto crescere molto in fretta. Crescendo, ho capito che dovevo seguire il mio percorso, il calcio. Nella mia famiglia si è sempre respirato sport".
SUL SOPRANNOME - "Quando sono arrivato al Racing i miei compagni mi hanno soprannominato El Toro perché ero sempre arrabbiato e cattivo nei duelli. Il mio soprannome arriva da lì. La frase 'Quello che non mi uccide mi fortifica' racconta quello che ho passato da piccolo, ma anche di qualche momento successivo. È una frase in cui mi identifico, la porto sempre con me".