Redazione Calciomercato
Laurea ad honorem, Ancelotti si commuove: 'Un lungo viaggio, ho ancora tanta passione'. E il Rettore svela il suo futuro
"Un giorno di festa e speciale" lo ha definito Paolo Andrei, Rettore dell'Università di Parma, che racconta un aneddoto dell'Ancelotti giocatore, la punizione nello spareggio contro la Triestina valsa ai crociati la promozione in Serie B nel '79, per poi ricordare il passaggio nel Milan di Sacchi (ovazione dell'Auditorium) e la tappa sulla panchina del Parma, fondamentale per l'inizio della storia vincente dell'Ancelotti allenatore. E svela anche un dettaglio sul suo futuro: 'Dal 2024 lo aspetta un'altra avventura straordinaria che per molti allenatori è semplicemente un sogno: la panchina della Nazionale brasiliana. È il primo straniero ad allenare il Brasile da quasi sessant'anni, il quarto nella storia'. Di seguito le immagini divulgate dall'Università di Parma.
Prisco Mirandola, Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate, fornisce le motivazioni della Laurea ad honorem: lo "straordinario livello di competenza, conoscenza e abilità" esibite nel contesto accademico, ma anche la "grande disponibilità" sempre mostrata nei confronti dei neo laureati in Scienze Motorie dell'Università di Parma, dettagli che hanno reso questo conferimento un esempio per i valori che lo sport vuole trasmettere.
E poi arriva il suo momento, l'uomo più atteso. Ancelotti riceve il tocco e la pergamena, visibilmente emozionato sale sul palco e arringa la platea con la sua lunga lectio doctoratis. Si commuove, scherza: "Ai miei giocatori ora dirò di chiamarmi Dottore". E spiega a tutti la sua visione dello sport e della vita. Il calcio come competizione prima con sé stesso che con gli altri, il talento come dono genetico che non può essere migliorato ("Non puoi insegnare a Maradona a dribblare meglio") ma può essere gestito e accompagnato dall'altruismo, tratto che "distingue il grande calciatore dal grande campione". Le belle emozioni e le dure lezioni che il pallone gli ha impartito, insegnandoli a gestire sia le belle vittorie ma anche le sconfitte, inevitabili nello sport e nella vita: sconfitte che "fanno più male da allenatore che da giocatore", come quella in finale di Champions League a Istanbul con il Milan, o come un esonero, "momento delicato che solo l'equilibrio aiuta ad affrontare". Infine ringraziamenti al maestro Sacchi, l'ovazione del pubblico e la promessa che il lungo viaggio cominciato a Reggiolo non finisce qui: "Ho ancora tanta passione per il calcio", ribadisce Ancelotti, pronto a riempire ancora la sua bacheca già ricca di trofei. E di una Laurea, in una Parma che lo ha abbracciato come una leggenda, ma prima di tutto come un figlio.
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