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    Lakers campioni NBA: tutte le storie di un trionfo atteso dieci anni

    Lakers campioni NBA: tutte le storie di un trionfo atteso dieci anni

    Si è chiusa un’irripetibile stagione di pallcanestro NBA. Grazie al 4-2 rifilato ai Miami Heat, i Los Angeles Lakers sono campioni NBA per la diciassettesima volta nella loro storia. Un titolo atteso 10 che permette ai giallo viola di raggiungere gli acerrimi rivali dei Boston Celtics in cima all’elenco dei team più vincenti della storia. 

    Una vittoria che, al suo interno, contiene ben più di una storia indimenticabile. La prima tra tutte è, chiaramente, quella di LeBron James, che dopo aver sfiorato per il titolo di MVP della regular season è stato eletto all’unanimità e per la quarta volta in carriera MVP delle Finals: è il primo a riuscirci con tre squadre diverse, un record incredibile, che testimonia una volta in più l’enorme grandezza di The Chosen One, ormai a un passo dal titolo di più grande giocatore di ogni epoca. Un’etichetta che, a suo dire, non gli interessa ma che, a questo punto, sembra essere quasi naturale per un giocatore che, con ogni probabilità riuscirà a chiudere la sua carriera come miglior realizzatore ogni epoca, miglior giocatore della storia dei playoff in innumerevoli comparti statistici e con (almeno) 4 titoli NBA vinti con 3 squadre diverse e 5 allenatori differenti.

    Non solo LeBron, però: è stato anche il titolo di Anthony Davis, dominante per tutta la cavalcata playoff, esplosivo nelle prime due gare delle Finals e sempre decisivo anche quando le sue statistiche sono leggermente scese. Come non ricordare la sua incredibile tripla del +7 nel finale di Gara 4? Come farsi passare di mente che AD doveva essere il pezzo mancante di questa squadra dopo la mega trade che lo ha portato a Los Angeles e ci è, meravigliosamente, riuscito? Si tratta del primo titolo NBA alle prime Finals per The Brow, raggiunto proprio all’inizio della maturità cestistica: la sua sarà una delle storie più intriganti della NBA negli anni a venire.

    Accanto alle stelle, però, è stato il titolo delle rivincite. Tantissime rivincite. A partire da quella di coach Frank Vogel: sembrava finito ai margini della lega dopo l’esperienza con gli Orlando Magic, malgrado avesse dimostrato di essere un super allenatore ai tempi degli Indiana Pacers. In quegli anni è sempre stato eliminato da LeBron James: lo stesso che, stavolta, gli ha regalato la più bella vittoria della sua vita. Al suo fianco c’era quel Jason Kidd più volte criticato come capo-allenatore NBA ma che stavolta ha contribuito al titolo costruendo un rapporto prolifico con le stelle della squadra e con il capo allenatore: una storia lunghissima e intrigante anche la sua che forse, in un prossimo futuro, potrebbe ripartire dalla panchina di una squadra diversa, che abbia l’ambizione di ricostruire con lui.

    E a proposito di rivincite, come non parlare di Rajon Rondo: il playmaker numero 9 è riuscito a vincere il titolo NBA con le due più importanti franchigie della storia NBA, Lakers e Celtics. Una pietra miliare fondamentale per una carriera che, dopo essergli valsa quattro convocazioni all’All Star Game e tre titoli di miglior assistman della regular season NBA stava per spingerlo fuori dalla lega dopo le brutte parentesi con Dallas Mavericks, Sacramento Kings e Chicago Bulls. Lo stesso vale per Dwight Howard, al primo titolo di una carriera vissuta da stella prima e da giocatore in difficoltà poi: dopo le sue esperienze agli Hawks e agli Wizards (inframezzate da una stagione almeno produttiva agli Hornets) ha saputo riciclarsi e costruirsi un nuovo ruolo nella squadra che maggiormente aveva deluso nella prima parte della sua carriera, i Lakers. E in questa cavalcata anche Howard ha avuto un ruolo importante, soprattutto nel marcare Nikola Jokic nelle Conference Finals. 

    Un ruolo sicuramente minore lo ha avuto JR Smith che, però, anche stavolta è stato il prode scudiero di LeBron James all’interno di un’impresa magica: non a caso anche stavolta è stato lui uno dei più esaltati nei festeggiamenti. Sono stati dei festeggiamenti molto sentiti anche per Danny Green, al terzo titolo NBA dopo quelli vinti con Spurs e Raptors: dopo il tiro sbagliato in Gara 5 in tanti sono stati pronti a tirargli addosso la croce ma lui ha risposto con una partita in doppia cifra. La sua è la dimostrazione che con l’applicazione tutto può essere raggiunto. Prima di vincere il primo titolo della sua carriera con gli Spurs era, infatti, fuori dalla lega: dopo la sua esperienza all’Olimpia Lubiana aveva praticamente firmato con Teramo quando ha ricevuto una seconda chance da San Antonio, rilanciando la sua carriera e diventando un giocatore di ruolo fondamentale in ciascuno dei titoli vinti.

    Accanto a loro è stato un titolo delle prime volte: dal fondamentale Kentavious Caldwell-Pope, che condivide con Davis e James l’agente e ha saputo aspettare il momento più importante per mettersi al servizio dei Lakers, ai criticatissimi Marcus Morris e Kyle Kuzma, dall’importante Alex Caruso al poco utilizzato e sempre criticato JaVale McGee, dal veterano Jared Dudley all’ex campione con gli Warrios, Quinn Cook. Insomma, è stato il titolo delle storie nella storia. Un titolo che a sua volta passerà alla storia per la sua genesi e il le modalità con cui la fase finale della stagione è stata disputata. Un titolo che, più che mai, rimette Los Angeles al centro della mappa NBA. 

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