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Lakers campioni e LeBron James MVP delle Finals: è il più grande di sempre?
Nella notte tra domenica e lunedì i Los Angeles Lakers hanno battuto i Miami Heat, portando la serie di finale sul 4-2 e aggiudicandosi, per la 17° volta, il Larry O’Brien Trophy. LeBron James è stato nominato MVP delle Finals, per la quarta volta in carriera, alimentando ancora una volta l’annosa diatriba tra gli appassionati della palla a spicchi.
Il nativo di Akron è il giocatore più forte del mondo? Con il quarto anello al dito, potrà ritenersi allo stesso livello di sua maestà “His Airness” Michael Jordan?
Dover trovare a tutti i costi il “GOAT” (greatest of all time) è diventato, al giorno d’oggi, un quesito sdoganato in quasi tutti gli sport. Basti pensare, solo prendendo in considerazione l’ultimo decennio, tutti gli accostamenti fatti tra il gotha dello sport mondiale attuale e vecchie glorie del passato.
Maradona- Messi, Hamilton-Schumacher, oltre al sopracitato, sono solo alcuni degli esempi. I numeri sui titoli vinti ancora respingono LeBron James dal trono, ma il nocciolo della questione è un altro: è veramente possibile paragonare atleti di epoche differenti, e provare a stabilire chi sia il migliore esclusivamente basandosi sul numero di trofei vinti? La risposta è no. Troppe sono le variabili, soprattutto negli sport collettivi, che hanno il potere di far sì che un’annata vada o meno nel verso giusto, come, ad esempio, il supporting cast e gli avversari con cui ci si confronta.
I punti in comune con Jordan ci sono, soprattutto dal punto di vista caratteriale. La loro esuberanza, a volte anche sopra le righe, e la capacità di far alzare il livello dei compagni, grazie ad una personalità esagerata, hanno permesso loro di issarsi sopra tutti. La competitività e la fame di vittorie sono il loro punto di contatto. Poi, solo differenze, dal punto di vista tecnico e fisico: talento fuori dal comune, His Airness. Cultore del corpo e del gioco, The Choosen One. Quindi, se proprio vogliamo affidarci ai numeri, Jordan è ancora avanti. Sei gli anelli infilati al dito, contro i 4 della stella losangelina; 6 volte MVP delle Finals, a fronte delle 4 di James. Ma il tempo, nonostante l’età, è ancora dalla parte di LeBron. Se la sua avventura all’ombra delle colline di Beverly Hills dovesse continuare, con Anthony Davis al suo fianco, immaginare che il trionfo nella bolla di Orlando sia stato solo il primo di una dinastia appena nata, non è poi un’idea così peregrina.
MJ ha cambiato il basket portandolo in un’altra dimensione, al di là dei confini della Nba e dell’America, negli anni 80 e 90, semplificandolo così come solo i più grandi campioni sanno fare. Se il 23 dei Bulls ha dato linfa vitale alla pallacanestro da un punto di vista commerciale, James l’ha cambiato all’interno del campo: primo giocatore ad avere le capacità di ricoprire tutti i ruoli sul parquet, dal play al centro, dando inizio alla rivoluzione dello small-ball, portata al successo dai Warriors di Steph Curry e coach Steve Kerr. Per legittimare la sua posizione, soprattutto nei confronti dei nostalgici del gioco, LeBron James avrà l’obbligo di pareggiare gli anelli di Jordan. Solo il tempo darà l’ardua sentenza.