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La voce dei cari di Patrick Zaki: oggi è un anno dall’incarcerazione dello studente egiziano. Si pretende giustizia
La sua vicenda nasce all’aeroporto del Cairo: viene tratto in arresto per un mandato di cattura emesso nel 2019 e 15 giorni li trascorre in custodia cautelare. Le accuse sono: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazioni illegali, diffusione notizie false, propaganda per il terrorismo. Nessuna vera, tutte respinte.
Le prove sarebbero una decina di post su una pagina Facebook a lui attribuita. Nella prima udienza l’avvocatessa Huda Nasrallah affermò: "L’accusate sulla base d’un profilo Facebook falso. L’avete torturato sei ore in aeroporto. L’avete interrogato senza difensore. Gli imputate cose accadute in Egitto mentre lui era in Italia".
Poi il 22 Febbraio vi è il primo rinnovo della custodia cautelare. Lui stesso ammette: “Sto bene ma ridatemi i miei libri". Dopo pochi giorni viene trasferito nella prigione per i detenuti politici di Tora. La famiglia lancia un appello che non viene preso in carico e il ragazzo trascorre in galera anche il suo 29esimo compleanno, poi solo dopo 5 mesi dall’ultimo rinnovo della carcerazione riceve la sua prima visita in carcere.
"Profonda delusione" esprime la Farnesina.
La mobilitazione per la sua libertà parte da Bologna, precisamente da un presidio in piazza Maggiore a cui segue un corteo. In 5mila sfilano tra attivisti e studenti.
L'ateneo di Bologna è in prima linea, muove le altre università in Italia e in Europa, inventa un logo: un nastro rosso, gli occhiali. Il rettore Francesco Ubertini inaugura l'anno accademico in nome di Zaki: "Chiediamo per lui, membro della nostra comunità, il rispetto dei diritti fondamentali, dei diritti politici, la tutela della libertà d’espressione e soprattutto il diritto alla libertà individuale". In merito si esprime Michela Montevecchi del Movimento 5 Stelle nella commissione Diritti umani, si mobilitano Dem e Leu. Si muove il Parlamento europeo con una risoluzione e 55 democratici Usa con Bernie Sanders, esorano il governo del Cairo.
L'11 gennaio il Comune approva all'unanimità la cittadinanza onoraria. Amnesty International Italia realizza i manifesti che saranno affissi in numerose città italiane. “La meglio gioventù che va all'estero viene considerata una minaccia dal regime egiziano" afferma Riccardo Nouri, portavoce di Amnesty International Italia. Ha seguito dall'inizio il caso e in merito si esprime: "Occorre impedire che Patrick trascorra un altro anno così, c'è stata una delle mobilitazioni dal basso più imponenti per un caso di violazione dei diritti umani, adesso è l'attività diplomatica che deve rafforzarsi e rendersi più pressante".
"È un ragazzo brillante, una grande persona" -racconta Rita Monticelli, coordinatrice del Master Gemma in Studi di genere -"Molte volte ci parlava dell'Egitto, ha una visione del suo paese di grande affetto, con una passione per la musica popolare egiziana. I suoi interessi vanno dagli studi di genere alle utopie e distopie, alla memoria culturale e i traumi. Tra gli autori letti, e preferiti, la canadese Margaret Atwood, Kazuo Ishiguro ("Non lasciarmi"), Elena Ferrante. "La sua preoccupazione è capire i testi letterari".
A Patrick, la professoressa manda un messaggio: "Ti pensiamo tutti i giorni, per me non sei solo uno studente ma un amico e un fratello. Il tuo posto è qui, quando tornerai riprenderai gli studi. La libertà e la giustizia che chiediamo per te sono i valori che ci hai trasmesso. Ti vogliamo bene. Cerca di coltivare, nonostante l'incertezza e la terribile situazione, quella speranza che insieme abbiamo imparato attraverso i nostri libri come orizzonte a cui tendere sempre. Ti aspettiamo. Dal primo giorno ti abbiamo promesso che non ti avremmo lasciato solo, lo continuiamo a ripetere oggi, dopo un anno, con maggiore forza".
Anche Marise, la sorella di Zaki si esprime in merito affermando: "Oggi è un anno che mio fratello si trova in un carcere egiziano, per accuse infondate. Si occupa solo di diritti umani ed è interessato alle questioni delle minoranze nel suo Paese. Non sappiamo quando finirà questo incubo. Noi come famiglia vorremmo ringraziare l'Università di Bologna, i docenti, gli studenti, per il loro interesse e l'incessante sostegno a Patrick, tutte le città che hanno concesso a Patrick la
cittadinanza onoraria e le università italiane ed europee che lo sostengono, le istituzioni di società civile italiane e europee. Ciò che Patrick ci dice durante le visite è: continuate quello che avete iniziato per rendere vicina la mia libertà. Patrick mi manca molto, non sappiamo quando potremmo riabbracciarlo, speriamo accada presto".