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La vittoria sull'Olanda spinge l'Italia verso un futuro ormai disegnato: ecco i giocatori da cui ripartirà Mancini
Sistema di gioco: 4-3-3. Donnarumma in porta e Meret subito dietro, Vicario terzo. Difesa. Di Lorenzo, Acerbi, Bastoni, Dimarco. Alternative: Toloi, Scalvini, Buongiorno, Romagnoli, Darmian, Spinazzola. Centrocampo: Frattesi, Cristante, Barella. Alternative: Tonali, Pessina, Jorginho, Verratti, Locatelli, Fagioli. Attacco: Zaniolo, Immobile, Chiesa. Alternative: Berardi, Retegui, Raspadori, Gnonto, Pellegrini.
Sono trenta calciatori da cui Mancini non si discosterà più. Ovviamente non potrà non esserci posto per Casadei e Pafundi, come per qualche altro che il campionato propone. Però è ormai chiaro che, secondo meriti, militanza, continuità, dedizione, esperienza e bella gioventù è questa la rosa-base.
Contro l’Olanda è stata un buon test, coronato da un piazzamento che non è mai secondario, oltre che un confronto avvincente che ha entusiasmato gli spettatori. Partita vera, prima di tutto, con cinque gol. Italia sempre con il doppio vantaggio (2-0, 3-1) tranne nel finale, tanto da soffrire un po’ nei dieci minuti di recupero assegnati dall’arbitro svedese Nyberg. Vittoria strameritata e che sarebbe potuta essere più netta se nel finale, quando l’Olanda era completamente sbilanciata in avanti, gli azzurri non avessero fallito almeno un altro gol.
A segno Dimarco (3’), Frattesi (20’) Chiesa (72’). Questa volta tutti gol su azione (non accadeva da tempo immemorabile) e frutto di grandi manovre. La prima cominciata e conclusa da Dimarco con un sinistro imparabile da dentro l’area (giocatori coinvolti Gnonto, Frattesi, Retegui e, di tacco, Raspadori).
La seconda, ancora promossa da una fuga a sinistra di Dimarco, per me, di gran lunga il migliore in campo, chiusa con un assist per Raspadori (rimontato), palla a Gnonto (rimpallo) e finita a Frattesi, ad un passo dalla porta, ma tenuto in gioco da un olandese, e messa in rete.
Ritmi non intensissimi (colpa anche del caldo), ma prima dominio e poi controllo quasi assoluto dell’Italia. Unica eccezione: un pallone per Gakpo, a due passi dalla porta, messo fuori con un tiro sul secondo palo.
Nel secondo tempo, tutta un’altra musica. Il tecnico olandese Koeman inserisce Bergwijn, Wijnaldum e Weghorst, costituendo una linea offensiva con quattro calciatori d’attacco. L’Olanda potrebbe accorciare subito con Gakpo (strepitoso Donnarumma che ci mette il bassoventre), poi Dimarco salva alla disperata su Bergwijn e Dumfries tira, pericolosamente, tra le braccia di capitan Gigio.
L’Italia è troppo schiacciata all’indietro e, stranamente, non riesce a ripartire nonostante la difesa olandese sia spesso ridotta al solo Van Dijk. Giusto, quindi, tentare di allungare l’avversario con Chiesa per Raspadori (a sinistra) e Zaniolo per Gnonto (a destra). Ciononostante, l’Olanda trova il gol dell’1-2 con Bergwijn cui, in opposizione dentro l’area, Dimarco mostra le terga, venendo saltato facilmente (unico errore dell’azzurro).
Dal 68’ al 72’ transitano quattro minuti e Chiesa, entrato con voglia e freschezza, va via ai resti della difesa arancione e mette dentro con un diagonale sinistro. Anche in questo caso, conta l’azione: palla recuperata nella propria trequarti da Dimarco, Cristante allunga a Frattesi che fa correre Chiesa. Il resto è invenzione dello juventino.
Finale palpitante, che ricorda quello olandese nella semifinale con la Croazia, portata ai supplementari: Weghorst, uno dei nuovi entrati segna, a séguito di punizione che passa anche sotto al coccodrillo in barriera, ma il Var annulla, mentre al 90’ Wijnaldum, sempre un sostituto, segna il 2-3. Nei dieci minuti di recupero, qualche sofferenza e una clamorosa occasione per Pellegrini. Su contropiede articolato da Chiesa e perfezionato da Barella (entrato per Verratti), il capitano romanista ha la porta spalancata, ma il suo tiro va incredibilmente fuori. Gli olandesi lanciano nel mucchio, ma di testa le prendono tutte Acerbi, Buongiorno e Toloi. La vittoria spinge l’Italia verso un futuro ormai disegnato.