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La storia si ripete: oggi Superlega e Mondiale ogni due anni, un secolo fa Coppa Internazionale e Rimet misero in scacco le Olimpiadi
LA DIPLOMAZIA CALCISTICA (E NON) DEL DOPOGUERRA - Come bene fanno rilevare tutti gli storici del calcio, una volta terminata la Prima guerra mondiale era cominciata una nuova fase del calcio internazionale. Gli incontri tra nazionali e tra squadre di club di diverse nazioni con il primo dopoguerra si andarono moltiplicando, creando un terreno sul quale poter mettere in pratica nuovi ideali di cooperazione tra Stati e, allo stesso tempo, cimentarsi in competizioni non violente per confrontarsi. Insomma, come bene hanno sintetizzato Papa e Panico nella loro Storia sociale del calcio in Italia, una “diplomatizzazione del football che contribuì (…) ad adeguare all'assetto politico europeo del dopoguerra la geografia sportiva”. Come bene sappiamo, le conseguenze della Conferenza di Parigi e il suo spirito punitivo si erano riverberate anche nel mondo sportivo. Terminata la Grande guerra Austria, Ungheria e Germania erano state escluse dai giochi olimpici e messe al bando, ma ciò non aveva impedito alle squadre di club di queste nazioni di muoversi per l'Europa in lunghe e remunerate tournée. Partite internazionali che nascevano sì dalla necessità di mettere in mostra i migliori giocatori dei club di queste nazioni, ma erano viste dai governi di questi Paesi anche come un modo per legittimarsi di fronte al nuovo consesso europeo. Insomma, in modo sempre più concreto il calcio iniziava ad essere visto come uno strumento di politica estera. Politica estera che con la seconda metà degli anni '20 in Italia muta la propria rotta. Mussolini, infatti, inaugura una politica estera più attenta alla questione della revisione dei trattati di pace: in quest'ottica cerca di riallacciare i rapporti con l'Ungheria anche in funzione antifrancese, mal tollerando una probabile egemonia francese nell'area danubiana esercitata con la propria influenza sulla cd. Piccola Intesa firmata da Romania, Cecoslovacchia e Jugoslavia. In questa cornice si andava a collocare senz'altro il trattato di amicizia e di arbitrato tra Italia e Ungheria firmato il 5 aprile 1927 e voluto proprio da Mussolini. L'Ungheria raggiungeva così un obiettivo importante uscendo dall'isolamento internazionale grazie alla stipula di un trattato con una Potenza vincitrice della guerra. Il Trattato tra Italia e Ungheria arrivava proprio a pochi mesi di distanza dal rasserenamento dei rapporti tra Italia e Ungheria in campo calcistico, tensioni nate anche dal dettato della riforma della “Carta di Viareggio”. Da La Stampa del 1° novembre 1926 si legge chiaramente: “(...) Con la Federazione ungherese sono stati appianati i malintesi che esistevano e così pure con la Federazione austriaca che ha chiesto scusa alla Federazione italiana e che ha espulso quei propri membri che si erano espressi con termini poco riguardosi verso il nostro massimo ente calcistico”. Sul punto relativo all'incidente con la Federazione austriaca, La Capitale Sportiva del 2 novembre 1926 spiega che il responsabile fu un dirigente del Deutscher. .
LA COPPA INTERNAZIONALE - Con la seconda metà degli anni '20, dunque, si spezza l'isolamento internazionale delle Nazioni danubiane sia dal punto di vista politico sia da quello sportivo. Restavano incomprensioni e frizioni, certo, ma la rotta veniva tracciata in maniera decisiva. Così nell'ottobre del 1926 i rappresentanti della Federazioni calcistiche di Italia, Ungheria, Cecoslovacchia e Austria si siedono attorno ad un tavolo per discutere un ordine del giorno articolato che prevedeva, tra le altre, l'organizzazione di competizioni per squadre nazionali e di club delle rispettive federazioni. Nasce, così, la Coppa Internazionale – o Coppa d'Europa – per la quale il Primo ministro cecoslovacco Antonín Švehla dona una coppa del valore di ventimila corone cecoslovacche, la Švehla Pokal. Alla manifestazione aderiscono sin da subito le Nazionali delle quattro Federazioni alle quali si aggiungerà poi anche la Svizzera. Quindi come bene si può osservare la competizione internazionale più importante mai creata nell'Europa continentale – nel Regno Unito già da decenni si disputava l'Home Championship – nasceva al di fuori dell'alveo della FIFA. Ancora troppo poco strutturata, la confederazione calcistica mondiale non era ancora in grado di organizzare un torneo “planetario”, anche se già dal 1924 il Presidente Jules Rimet aveva insediato una commissione formata, tra gli altri, da Meisl, Ferretti e Delaunay che aveva come obiettivo quello di esplorare la possibilità di creare un torneo mondiale estraneo a quello dei Giochi olimpici. Per la Coppa del Mondo in Uruguay c'era però ancora tempo.
L'ESORDIO DELL'ITALIA - La prima Coppa Internazionale viene disputata con gare di andata e ritorno in un girone “all'italiana” nell'arco di tre anni, dal 1927 al 1930. Tra gli altri aspetti di politica sportiva che questo torneo portava con sé, di tutto rilievo era quello relativo allo status dei calciatori delle rispettive federazioni. Uno status che impediva ai migliori calciatori – non essendo “amateurs” - di partecipare al torneo olimpico che in quegli anni era il più importante, ma anche l'unico, torneo internazionale calcistico. La Coppa Internazionale dava la possibilità alle Federazioni aderenti di poter schierare le migliori formazioni possibili, con i calciatori professionisti, o non dilettanti come in Italia era normato nella Carta di Viareggio, che invece non potevano partecipare ai Giochi olimpici. Il 18 settembre 1927 iniziava la prima edizione della Coppa Internazionale con la sfida vinta dalla Cecoslovacchia a Praga 2 a 0 contro l'Austria. L'Italia faceva il suo esordio il 23 ottobre pareggiando a Praga 2 a 2 con doppietta di Libonatti. I primi passi nella competizione furono incerti, al pareggio iniziale seguì la sconfitta a Bologna contro l'Austria, ma poi l'Italia seppe mettersi in carreggiata e raggiungere il trionfo finale con la vittoria nell'ultima giornata nel prestigioso 5 a 0 rifilato a Budapest all'Ungheria. L'Italia vinceva così la prima edizione della Coppa Internazionale e avrebbe bissato il successo nella terza edizione quella giocata dal 1933 al 1935.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)