Roma, chi sei veramente?
Più o meno, è come ritrovarsi nel labirinto di Cnosso. Ma qui non c'è il rischio di incrociare il temibile Minotauro, figlio del re Pasifae. Qui c'è da fare i conti, invece, con una squadra indecifrabile, complessa, quasi impossibile da interpretare. Tutto questo, all'alba di un doppio appuntamento che necessariamente indirizzerà la stagione in modo definitivo. Prima il Napoli, poi la Fiorentina e il labirinto di sensazioni che portano ad un solo, inquietante (o speranzoso?) quesito: che Roma sarà?
Il tentativo di fare un quadro completo della situazione sfuma come il colore su un'opera di Edgar Degas. Perchè è impossibile capire se la Roma sia quella terribile e inguardabile di inizio stagione, o quella del derby e di Champions o, ancora, quella tremenda che ha perso con la Spal. Però si può provare a disegnare un percorso indiziario che parte dai reiterati riferimenti di Di Francesco a un problema mentale. E in effetti, difficile interpretare in altro modo tale difformità di prestazioni e risultati. Tradotto con le cose di campo, si può procedere dividendo le gare tra quelle maggiormente stimolanti e quelle che i calciatori potrebbero aver considerato _ inconsciamente, naturalmente _ di 'routine', nelle quali cioè impegnarsi certamene al massimo ma senza gli stimoli al top. E non deve essere un caso che le migliori prestazioni in assoluto siano arrivate nel derby e nelle due gare di Champions. Si dirà: ma il Pilzn e il Cska non è che fossero così superiori agli inciampi in campionato della Roma, pur con tutte le proporzioni tecniche. E invece non è così, perchè se il derby è per definizione una gara speciale _ sul piano degli stimoli, lo dimostra che spesso vince la squadra meno forte o sfavorita _ ad accendere la miccia delle motivazioni in Champions, non è il livello dell'avversaria ma quello della stessa Champions, che mentalmente il calciatore affronta al massimo e per due motivi: 1) è la competizione più importante al mondo. 2) sbagliare significa rischiare di andare a casa. Quindi, le leve mentali, pur di fronte ad avversarie modeste, non sono paragonabili neanche lontanamente a quelle del campionato. Sì e allora perchè quella brutta partita contro il Real? Perchè contro un'avversaria così superiore, a volte non c'è stimolo mentale che tenga, chiaro.
E siamo di nuovo ad Ancelotti e alla Fiorentina. Due gare che dovrebbero stimolare al massimo i giallorossi. Soprattutto la prima, contro una squadra che sta volando e rivale per il secondo posto nelle ultime stagioni. Centottanta minuti per capire, dunque e, magari uscire definitivamente dal labirinto, per evitare crisi che potrebbero portare a soluzioni laceranti ma forse inevitabili.
P { margin-bottom: 0.21cm; }