Romamania: con la democrazia tecnica di Fonseca si torna a sognare. Ora manca solo il 'fattore Ibrahimovic'
Paolo Franci
Piano. Andiamoci piano. E' vero che la classifica, come si dice da queste parti «sbrilluccica», però è anche vero che converrà prendere un bel secchio d'acqua e tenerlo a portata di mano per evitare che l'entusiasmo arrivi a temperature sconsigliabili. La Roma sta giocando bene, è solida, ha tre giocatori là davanti di livello superiore - Micky a questi livelli con continuità teniamocelo stretto - e un impianto di squadra generale di livello. Poi, c'è il tecnico, capace di cambiare in corsa in virtù delle caratteristiche dei suoi calciatori, qualità per niente scontata nel mondo degli allenatori. Fonseca ha lavorato e sta lavorando benissimo, coinvolgendo tutti e dando chance a tutti. Una sorta di 'democrazia tecnica' che sta regalando i suoi frutti anche con quei giocatori che parevano definitivamente ai margini. Eppoi, cosa non banale, la Roma è ancora imbattuta nelle competizioni ufficiali, eccezion fatta per la sconfitta a tavolino incassata contro il Verona. Però poi, tutto questo va incastonato nel campionato in corso. Un torneo che fin qui ha messo la Roma di fronte a due big negli scontri diretti, Juve e Milan. Con la Juve la Roma strameritava di vincere. A Milano, pari giusto, alla fine. Le altre avversarie affrontate fin qui però, sono tra le peggiori di questo inizio di stagione: Benevento, Udinese, Genoa. Eppoi lassù, chi dovrebbe comandare non ha ancora deciso cosa farà da grande, aspetto che ha determinato una compressione della classifica evidente nei numero. Quindi sapete che c'è? Volare basso. Detto questo e fatte le giuste calibrazioni su quanto accaduto finora, giusto che i giocatori sviluppino una mentalità alla Ibra. Lo svedese lo ha ribadito domenica sera, quando gli hanno chiesto se davvero sia riuscito a convincere il Milan che per lo scudetto si può fare. Ibra ha risposto: «E' la mia mentalità, bisogna avere un obiettivo e puntare al massimo perché giocare a pallone è bello e divertente, ma non si scende in campo solo perché vogliamo divertirci...». Esemplificativo. In particolare, in una stagione strana tormentata come questa, può succedere di tutto. Basta farsi trovare pronti nei momenti decisivi che pian piano arriveranno. L'importante è che si eviti di vincere qualcosa a chiacchiere e non sul campo. In particolare se è una vita che da queste parti non si vede uno straccio di trofeo. Però, per la prima volta dai tempi di Garcia, la sensazione di avere una squadra che può ambire c'è. Eccome se c'è.