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La rivoluzione sul mercato non sia un tabù: troppa gente non è da Inter
STESSI UOMINI, STESSI PUNTI - Il 2017-2018 come il 2016-2017: stessi uomini (più o meno) e stessi punti raccolti alla 25esima giornata di campionato. Il solo Spalletti non può fare miracoli e l’organico mediocre della passata stagione sta ripresentando il conto. Però la parola rivoluzione è indigesta. Non dovrebbe. Non dovrebbe perché probabilmente qualcosa andava già fatta prima, mettendo in cascina i 30 milioni offerti dallo United per Perisic. Se tanto il croato è questo… Ed è questo perché ormai lo si conosce da anni. Come sono questi tutti gli altri protagonisti (salvandone qualcuno). Ormai non gliela si racconta più a nessuno, sono anni che il copione si ripete e le illusioni hanno lasciato il posto alla fredda disamina.
IL PRIMO PASSO - Ma Appiano Gentile è un luogo pieno di animi sensibili, dove i giocatori leggono il giornale e fanno il punto del giorno se qualcuno li mette in discussione. E lo stesso Spalletti alla Rai non nega il problema quando Ivan Zazzaroni porge al tecnico il proprio quesito: «Se le voci di mercato tolgono sicurezza al gruppo, viene da pensare che mentalmente non sia un gruppo forte. Se sei all’Inter e le cose non vanno particolarmente bene, è chiaro che nelle orecchie inizi ad arrivare di tutto», chiede il giornalista. E Spalletti non nasconde la grana: «Probabilmente è così per quello che è stato il risultato delle ultime stagioni e per quello che stiamo facendo anche adesso, probabilmente è così». Il primo passo per combattere un problema sta nel saperlo riconoscere. La “rivoluzione”, tutt’altro che semplice da attuare, sembra l’unica via percorribile, anche se questa squadra dovesse arrivare in Champions.