La rinascita di El Kaddouri con la Spal: "Senza infortuni sarei ancora in Serie A"
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Cosa ti ha convinto ad accettare la Spal?
"Ripartire da una società così importante, anche se in Serie C, mi ha dato motivazioni e ambizione. Avevo altre proposte, ma sono dall'estero; in Italia qualcosa in C ma non l'ho presa neanche in considerazione. Ci sono stati altri due fattori per i quali ho scelto la Spal".
Quali?
"Già conoscevo mister Dossena perché abbiamo giocato insieme il primo anno a Napoli; il mio testimone di matrimonio Salamon è stato due anni e mezzo qui e mi ha parlato benissimo di questa piazza. Io sono venuto per dimostrare che non sono finito, non sono qui per chiudere la carriera".
Quindi al ritiro ancora non ci stai pensando?
"Se dovessi ragionare con la testa andrei avanti per anni: arrivo agli allenamenti col sorriso e la voglia di lavorare, quando gioco mi diverto ancora. Ma bisogna ascoltare anche il corpo, e il mio ha avuto spesso questi maledetti infortuni che non ho mai sopportato. Se ne arriveranno altri e riuscirò a gestirli andrò avanti, se dovessero diventare sempre più frequenti smetterò".
Intanto uno con la Spal te lo sei già messo alle spalle.
"Nonostante fossi arrivato più tardi in squadra fisicamente mi sentivo molto bene, poi ho avuto un problema che mi ha tenuto fuori poco più di un mese".
Che effetto fa essere allenato da un tuo ex compagno di squadra?
"Non so mai se dargli del tu o del lei, alterno in base ai giorni. Ho ritrovato un ragazzo molto preparato tatticamente, che prova a trasmettere alla squadra la grinta che metteva in campo quando allenava,
A inizio carriera eri stato etichettato come il nuovo Zidane, cosa non ha funzionato secondo te?
"Magari ho fatto qualche scelta sbagliata, ma finché non ho avuto infortuni, fino ai 27 anni, ho giocato ad alti livelli. Poi, da quel momento, sono stato condizionato dai problemi fisici. Peccato, perché nel momento in cui ho accumulato esperienza e sono cresciuto sulla gestione della partita avrei potuto dare molto di più. Ma non mi pento, perché io in allenamento ho sempre dato il massimo nonostante avessi la nomea di uno che non correva".
Il Brescia ti ha pescato nelle giovanili dell’Anderlecht dopo un Torneo di Viareggio, ti ricordi il tuo arrivo in Italia?
"Sono stato a un passo dall'Udinese che mi aveva visto a quel Viareggio, avevo l'accordo con loro. Ma un venerdì Maurizio Micheli ( ex capo scouting del Brescia e oggi al Napoli, ndr) venne a vedere una partita delle giovanili dell'Anderlecht per seguire un altro giocatore, vide me e arrivò a casa mia per propormi di andare a Brescia. Accettai".
Come mai hai preferito Brescia a Udine?
"Mi portavano subito in prima squadra e poi, bisogna essere sinceri, mi hanno offerto un ingaggio migliore; venendo da una famiglia modesta per me era una condizione importante".
Chi è il compagno più forte col quale hai giocato in carriera?
"Gonzalo Higuain, senza dubbio. Sono stato con lui l'anno del record di gol in Serie A, era una cosa pazzesca. Aveva tutto: tecnica, velocità, davanti alla porta non sbagliava mai... Odiava perdere anche in allenamento".
E Cavani?
"Quasi al livello del Pipita. Anche lui fortissimo, ma forse meno bravo tecnicamente. Personalmente preferivo giocare con Gonzalo".
Con il Napoli di Mazzarri hai debuttato anche in Europa League.
"Ho un brutto ricordo di quella partita. Giocavamo contro gli svedesi dell'AIK, io ero titolare: il primo tempo lo facciamo tutti male, il mister nell'intervallo ha deciso di togliere me e io non l'ho presa benissimo".
Cosa gli hai detto?
"A lui nulla, avevo 22 anni e non mi sono permesso di prendermela con Mazzarri. Ma dentro di me avevo una gran rabbia".
A Torino hai trovato la coppia Immobile-Cerci.
"Quell'anno ci siamo divertiti, Ventura ci faceva giocare da Dio. Alcune volte ero mezz'ala, altre trequartista dietro a loro due: è stata la mia prima stagione intera in Serie A da protagonista".
Come ti sei trovato a Napoli con Sarri?
"Tatticamente un fenomeno, nel rapporto personale abbiamo avuto qualche problema".
Raccontaci.
"Il primo anno mi sono trovato bene, nonostante entrassi spesso dalla panchina e io a 25 anni avevo voglia di giocare di più; ma accettavo le sue scelte. L'ultimo giorno di mercato tra la prima e la seconda stagione Gasperini mi chiama per portarmi all'Atalanta, io volevo accettare ma Sarri mi disse che mi avrebbe fatto giocare di più".
E?
"Scoprii dalla tv che non mi aveva inserito neanche in lista Champions. Litigammo per 2 mesi e a gennaio andai all'Empoli con il ds Accardi, mio ex compagno a Brescia, che mi convinse a preferire loro alla Lazio di Tare. Oggi quando vedo Sarri lo saluto, ma quell'episodio non lo dimentico".
Come sono andate le esperienze con Paok e Cluj?
"Dell'esperienza in Grecia ho ricordi bellissimi. Il Paok è un grande club, con una storia importante alle spalle e una tifoseria pazzesca. Anche lì ho avuto qualche infortunio e non ho potuto dare tutto quello che volevo, ma abbiamo conquistato trofei e raggiunto record".
In Romania è andata un po' meno bene.
"Al Cluj è stato l'opposto. A gennaio sono arrivato in una società che aveva problemi finanziari, Mandorlini, che mi aveva voluto fortemente, è stato esonerato 20 giorni dopo il mio arrivo e quell'anno abbiamo avuto quattro allenatori in cinque mesi. La società non era organizzata. In più ho avuto i soliti infortuni muscolari e lì non sono riusciti a curarmi bene".
Ci racconti un tuo retroscena di mercato?
"Quando ero al Brescia mi volevano sia la Juve che il Parma: io avevo trovato l'accordo con i bianconeri, il club aveva dato l'ok ai gialloblù perché offrivano di più. Nessuna delle due parti ha ceduto, e il 20 agosto sono rimasto senza Juve e senza Parma".
@francGuerrieri
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tutto sommato ha fatto una buona carriera considerando che è stato molto sfortunato con gli infor...