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  • La Procura e Chiné l'hanno fatto grossa questa volta. Il tema razzismo lasciato scadere per un vizio di forma

    La Procura e Chiné l'hanno fatto grossa questa volta. Il tema razzismo lasciato scadere per un vizio di forma

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Non c’è mai limite al peggio. Il peggio di cui è indiscutibile protagonista la Procura della Federcalcio, guidata dall’ineffabile inquisitore Chiné. L’ultima che hanno combinato è la più grossa.

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    Al contrario di quanto credevamo noi, umili scrivani di redazione, eppure ancora illusi che la giustizia del calcio fosse una cosa seria, almeno apparentemente, apprendiamo dalle motivazioni della sentenza, sulla riapertura della curva della Juve, dopo i cori razzisti a Lukaku, che a determinare il provvedimento non è stata nessuna ragione nobile o sostanziale. Ma un mero, volgare e intollerabile ritardo nell’invio della mail di presentazione della richiesta da parte della Procura Figc. Il ritardo, per la precisione, è stato di dodici minuti. Come quello di un treno regionale.

    Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. E noi, ciechi e stolti, che al pari dei dirigenti di società, cercavamo nella collaborazione del club bianconero (identificare e punire i responsabili), la spiegazione del provvedimento, come potevamo mai sapere che in Procura fossero stati in piena pennichella postprandiale?

    Così il motivo per il quale la curva è stata riaperta va ricercato in un vizio di forma. Brutta faccenda. Da un lato, un tema tanto scottante come il razzismo, è stato lasciato scadere come se si trattasse di un bicchiere di yogurt. Dall’altro, si ricava l’idea che il lavoro della Procura del calcio sia approssimativo e grossolano. Una domanda retorica: può il calcio professionistico d’alto livello affidarsi a questa gente?

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