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    La pazza Inter non c'è più, è tornata l'armata da scudetto. La mano di Stankovic si vede, fino all'area avversaria...

    La pazza Inter non c'è più, è tornata l'armata da scudetto. La mano di Stankovic si vede, fino all'area avversaria...

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    La pazza Inter non c’è più, è rimasta abbandonata in qualche angolo dello spogliatoio. L’Inter in campo è tornata stasera la squadra razzente e spavalda dell’anno dello scudetto. La crisi è finita, si guarda avanti, anzi si guarda in alto, issati sulla striscia di vittorie (5 nelle ultime sei gare tra campionato e coppe) sebbene la vetta della classifica sia parecchio lontana. Il 3-0 alla Sampdoria è una sentenza arrivata senza dover sudare troppo, nonostante l’opposizione di un’avversaria coraggiosa e brava tatticamente (si vede la mano di Stankovic, giustamente acclamato dalla folla nerazzurra) ma desolatamente anemica nella fase offensiva. Non è un caso se sono appena sei in undici match i gol segnati dalla Sampdoria, peggior bottino di tutta la serie A.

    De Vrij e Barella nel primo tempo, Correa nella ripresa i cecchini della serata. Un avvio un po’ faticoso aveva lasciato intendere che la Sampdoria non sarebbe stata un osso facile da rosicchiare. Ma il gol di De Vrij, a metà del primo tempo - una zuccata poderosa sul corner di Calhanoglu - ha spezzato l’incantesimo blucerchiato e lasciato spazio alla conclamata superiorità tecnica dei ragazzi di Inzaghi. Il raddoppio di Barella, su una intuizione di Bastoni (lancio missilistico da 60 metri sulla corsa del mediano che ha facilmente fulminato Audero) ha archiviato qualunque possibilità di rimonta. Viceversa, nel finale l’Inter ha arrotondato il punteggio grazie al gol di Correa, subentrato a Lautaro, ed è stata festa per i 65 mila del Meazza. E pure, incredibilmente, per i tremila saliti da Genova che non hanno cessato un istante di incitare la loro squadra, a dispetto dello sviluppo e dell’esito del match e dei noti triboli societari. Si è rivisto anche Lukaku nel finale di partita, ma il bisonte non ha inciso.  

    Primo tempo. Venti minuti di una bella Sampdoria, impeccabile nel posizionamento in campo, compatta e in stato di grazia nel palleggio stretto, avviato centralmente dal duo Villar-Yepes (che bravo il ragazzino catalano classe 2002) che tengono in rispetto Barella e Mkhitaryan e costringono i difensori dell’Inter (mentre Djuricic scherma Calhanoglu) a traccheggiare col pallone fra i piedi, in fase di impostazione dal basso. Leris e Gabbiadini, restando larghi ed accentrandosi in fase di possesso, costringono Dimarco e Dumfries a pedalare all’indietro, facendo mancare all’Inter gli sbocchi sugli esterni, impegnati soltanto estemporaneamente dai due cursori di Inzaghi e senza grandi risultati. 
    L’Inter osserva, prende le misure, tenta l’aggiramento largo e dietro lascia le briciole al povero Caputo, ingabbiato fra De Vrij e Skriniar, talché alla Sampdoria inizialmente riesce tutto bene tranne quando il pallone spiove nei sedici metri interisti, allora le buone intenzioni e l’ottimo assetto tattico studiato da Stankovic evaporano nella miseria cronica delle punte blucerchiate. Neanche un tiro in porta nel primo tempo, soltanto un paio di innocui cross in area per la presa di Onana e la gioia delle torri nerazzurre. 

    Superato quel tanto di scoramento che aveva illuso l’avversaria, l’Inter prende quota e impegna i suoi piedi buoni in stretti duelli uno contro uno all’altezza della trequarti campo, zona in cui la difesa della Sampdoria è costretta a giocare per mantenere la squadra corta e compatta. Rischio calcolato, al fine di non restare schiacciati dal rullo nerazzurro e tuttavia rischio. L’assaggio dell’Inter dalle parti di Audero esprime un sinistro morbido di Dzeko e niente altro fino al 20’ quando dal corner battuto al bacio da Calhanoglu il testone di De Vrij svetta nel mucchio (Colley dove sei?) e buca la porta della Sampdoria. 1-0. Rinfrancata dal vantaggio, l’Inter sorniona e alquanto sonnacchiosa alza i giri del motore, Dimarco e Dumfries trovano il passo giusto sugli esterni e la Sampdoria perde ritmo e giocate. Concede a Mkhitaryan l’occasione per il raddoppio, che l’armeno spreca malamente, regala l’occasione-gol a Lautaro, che la fallisce, incassa il giallo Colley, ostinato nel cercare l’anticipo sul Toro e infine crolla sul più classico dei ribaltamenti di fronte, azione avviata dal calcio franco di Bastoni che pesca dalle retrovie con un lancio alla Suarez il movimento profondo di Barella (fino a quel momento assai anonimo) per l’esecuzione ravvicinata dell’inerme Audero: 2-0 all’intervallo.  

    Ripresa, la Curva Nord nerazzurra si svuota per solidarietà con uno dei suoi capi, rimasto ucciso in una sparatoria, così informa radio-stadio. Non so se mi spiego… Stankovic sostituisce l’ottimo Yepes, ammonito e a rischio di rosso nel primo tempo, con Vieira ma l’avvio è tutto dell’Inter che con Lautaro e Dzeko annusa da vicino il 3-0. Cominciano le sostituzioni, esce Villar per Verre, poi un pasticcio fra Skiniar e Onana arma il destro di Caputo che spedisce a lato, quindi fioccano i gialli. Alla fine saranno sei gli ammoniti nella Sampdoria (Yepes, Colley, Djuricic, Verre, che salterà la prossima con la Fiorentina, Gabbiadini, Vieira) e uno solo nell’Inter, Bastoni. Massimi aveva iniziato dirigendo all’inglese, troppo all’inglese (i padri del football i falli quando ci sono li fischiano sempre) poi ha finito per scivolare nel difetto opposto. I sette gialli però ci stanno, a norma di regolamento.

    Ancora chance per arrotondare il punteggio per l’Inter con Skriniar e Lautaro, la Sampdoria si allarga e si allunga nel tentativo di risalire la corrente e l’Inter sguazza e gode negli spazi larghi concessi dall’avversaria, giocando lungo in verticale e con frequenti cambi di campo che disorientano l’avversaria, che peraltro insiste nel giocare un buon calcio, palleggiato e stretto. Tuttavia sfuma ogni azione offensiva della Sampdoria nella palude della propria pochezza e nella solida fortezza nerazzurra presidiata dalla triade Skriniar-De Vrij-Bastioni. Altri cambi, di qua e di là, Caputo lascia a Pussetto, quindi Gabbiadini e Montevago (esordio per il 2003) e Djuricic a Rincon.  Escono anche Lautaro, Dzeko e Bastoni e subentrano Lukaku, Correa e Acerbi. Manca poco alla mezz’ora e Correa si fa 60 metri palla al piede e fulmina Audero dai 12 metri: 3-0 e vittoria in archivio per la Beneamata, applaudita dai suoi esigentissimi fans.

    Paradosso, la Sampdoria il gol lo sfiora quando non sarebbe che una fragile medaglia, con un destro di Pussetto destinato in fondo alla rete e ribattuto sulla linea di porta con il piede sinistro da Onana. Primo vero tiro in porta della Sampdoria e correva il 42’ della ripresa. Serve altro per capire come è andata? 


    INTER-SAMPDORIA, IL TABELLINO

    Inter-Sampdoria 3-0

    Marcatori: 21’ de Vrij, 44’ Barella, 28’ s.t. Correa

    Assist: 21’ Calhanoglu, 44’ Bastoni, 

    Inter (3-5-2): Onana; Skriniar, de Vrij, Bastoni (dal 23’ s.t. Acerbi); Dumfries (dal 34’ s.t. Bellanova), Barella, Calhanoglu (dal 38’ s.t. Asllani), Mkhitaryan, Dimarco; Dzeko (dal 23’ s.t. Correa), Lautaro (dal 23’ s.t. Lukaku). 

    Sampdoria (4-2-3-1) Audero; Bereszynski, Ferrari, Colley, Aimone; Villar (dal 7’ s.t. Verre), Yepes (dal 1’ s.t. Vieira); Gabbiadini (dal 32’ s.t. Montevago), Djuricic (dal 32’ s.t. Ricon); Caputo (dal 21’ s.t. Pussetto). 

    Ammoniti: Yepes (S), Colley (S), Djuricic (S), Verre (S), Gabbiadini (S), Bastoni (I), Vieira (S)
     

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