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    La nuova Inter di de Boer: stop alla difesa a tre, Banega non è un regista

    La nuova Inter di de Boer: stop alla difesa a tre, Banega non è un regista

    • Giancarlo Padovan

    Il mercato mutato e mutante, la contingenza dell’esordio, il modulo da ritoccare mi hanno impedito finora di scrivere dell’Inter di Frank de Boer. La squadra è uscita dal mercato rafforzata (già lo era con Mancini) perché sul blocco dell’anno precedente è stato innestato almeno un ottimo calciatore per reparto, a volte due. L’Inter si trova così arricchita nelle soluzioni tattiche e nelle varianti strategiche.

    Purtroppo l’inizio è stato assai povero di punti e di spunti tanto da mettere subito in dubbio l’operato di De Boer. Non conosco l’allenatore olandese così bene da poterne dare un giudizio a priori. Mi limiterò, dunque, per ora, a fare un’analisi di quanto visto.


    La prima partita di campionato, persa nettamente in casa del Chievo, non fa quasi testo (De Boer aveva cominciato ad allenare da meno di due settimane), se non per la scelta cervellotica di schierare una difesa a tre, comprendente Ranocchia. Il centrale che l’anno scorso è stato carente anche a Genova, sponda Samp, dove ha giocato da gennaio in avanti, è ormai un’ex promessa che ha dissipato tutto il talento che aveva (chiedere a Conte e a Ventura chi fosse meglio tra lui e Bonucci) e ormai non può più avere crediti neanche dagli estimatori più generosi (tra i quali ci sono anch’io). Inoltre giocare a tre per un difensore abituato e adatto alla difesa a quattro è disagevole, non foss’altro perché si concede spesso la parità numerica e si è costretti ad affrontarte l’avversario uno contro uno. Ma l’Inter, a Verona, non ha perso solo per questo: ha perso perché non è stata squadra, perché è stata lenta e arruffona, perché non aveva identità e, dunque, spesso si muoveva senza sapere dove andare e come farlo.

    Decisamente meglio la prestazione (non il risultato) della partita contro il Palermo. Primo perché De Boer è andato sul 4-3-3. Secondo, perché Banega, con i suoi piedi raffinati, ha fatto viaggiare palla negli spazi ad una velocità finalmente apprezzabile. Tuttavia - lo ripetiamo come già hanno fatto altri osservatori - Banega non può essere il centrale di centrocampo o, peggio, il regista di questa Inter. E’ vero che, in un passato assai remoto, l’ha fatto, ma è altrettanto vero che sia per passo, sia per i numeri il meglio lo dà quando interpreta il ruolo di trequartista. In questo senso mi aspetto che De Boer non abbandoni il tentativo di far quadrare l’Inter con due centrocampisti di urto e contenimento (potrebbero essere Medel e Kondogbia), una linea di trequartisti (Candreva, Banega, Perisic), con Icardi di punta.

    Ragionando in questo modo, però, rimarrebbe fuori Joao Mario, cioé l’autentico colpo di mercato dell’Inter, pagato ben quaranta milioni di euro. Puntando sulla duttilità del portoghese, che è un interno atipico, gli si potrebbe chiedere di giocare al posto di Medel o di Kondogbia pur sapendo che si tratta di una forzatura. 

    In caso contrario o il sacrificato è Banega o si opta per un centrocampo a tre (Medel, Banega, Joao Mario) con le controindicazioni già sottolineate. Peccato che al momento non ci sia spazio per Brozovic, uno per il quale la Juve sarebbe stata disponibile a spendere più di venti milioni. Questo rilievo conferma, laddove ce ne fosse bisogno, che a centrocampo la rosa dell’Inter è vasta, varia, di qualità tecniche e dinamiche molto elevate.

    Ho parlato della difesa a quattro. Non di quali dovrebbero essere gli interpreti. Il nucleo è costituito da Miranda e Murillo centrali con Ansaldi, finora infortunato, a destra. A sinistra Nagatomo, secondo me, si fa di gran lunga preferire a D’Ambrosio.

    L’attacco non è tutto e solo Icardi, anche se la società ha fatto un grande sforzo per trattenerlo e altri ne farà per rinnovargli il contratto. E’ arrivato Gabriel Barbosa, detto Gabigol, che è giovanissimo e chiede spazio. E’ rimasto Eder, non si sono mossi né Palacio, né Jovetic destinato prima alla Fiorentina e poi al Milan.

    Lavorare con tanti calciatori non sarà facile per de Boer. Il quale, però, ha più urgenti priorità: imparare la lingua (anche se la proprietà è cinese e i calciatori vengono da mezzo mondo, l’Inter resta una squadra italiana che gioca in Italia) e studiare gli avversari del campionato. Sfidare il Pescara sarà un altro passaggio lungo la via della conoscenza. Ma bisogna fare punti. Cinque persi, in due partite, sono già troppi.


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