Argentina-Francia, la migliore delle finali possibili: analizziamo le loro strutture
L’ ARGENTINA - L’Albiceleste ha dovuto superare due momenti critici finora, la sconfitta inaspettata contro l’Arabia Saudita all’esordio, e l’incredibile quarto contro l’Olanda, con relativo rischio di eliminazione beffa. Il 4-2-3-1 iniziale di Scaloni, un po’ per colpa di certi infortuni, un po’ per il rendimento deludente di alcuni giocatori, un po’ per ragioni di equilibrio, è stato singolarmente abbandonato a Mondiale in corso a favore di altri sistemi, come ad esempio il 5-3-2/3-5-2 visto appunto contro l’Olanda.
In questo caso lo sviluppo del sistema in fase offensiva prevedeva soluzioni piuttosto simmetriche, con una fluidità di fondo nella metà campo avversaria che rimane piuttosto tipica nell’Argentina anche quando prova a fare la squadra reattiva. Altro discorso contro la Croazia, in semifinale, dove la squalifica di Acuna ha reso Scaloni ancora più creativo. Intanto per fronteggiare il 4-3-3 di Dalic il ct argentino ha optato per un tradizionalissimo 4-4-2. Ma date un’occhiata agli interpreti della seconda linea. Un altro mondo rispetto alla Francia di Mbappé e Dembélé. Tutti centrocampisti coi piedi buoni, di cui nessun esterno vero e proprio.
Questo perché, con la palla, l’Argentina sviluppava in maniera ‘strana’, singolarissima. O meglio, in una maniera pensata per mettere in difficoltà il 4-3-3 della Croazia. Spingeva su entrambi i terzini, con i due ‘esterni’ di centrocampo (De Paul e Mac Allister) che entravano dentro al campo, ma ad altezze e con funzioni diverse. Al tempo stesso Enzo Fernandez si sganciava da Paredes, che rimaneva vertice basso.
Pian pianino il 4-4-2 difensivo si trasformava in qualcos’altro, in alcuni casi si creava addirittura un rombo, con Mac Allister trequartista provvisorio. Notate questo incrocio tra lui ed Enzo Fernandez che prende in mezzo il povero Modric nella struttura di sviluppo da cui partirà il lancio dello stesso Enzo per Julian Alvarez.
Ma parlare di rombo a centrocampo a partire dal tradizionale 4-4-2 è limitante. Infatti la vera struttura profonda del gioco dell’Argentina contro la Croazia era così costituita: un terzetto di costruttori (De Paul-Paredes-Enzo Fernandez) sopra il quale agivano liberamente Messi e Mac Allister, mentre Molina e Tagliafico fissavano l’ampiezza. Sono punti di riferimenti tutt’altro che rigidi e che i giocatori riconoscono e si possono scambiare, con libertà più o meno ampie a seconda delle funzioni ricoperte (non di rado assistiamo a interscambi tra Mac Allister ed Enzo, per esempio). La libertà di Messi ovviamente è assoluta, ci mancherebbe.
Il gol di Julian Alvarez contro la Polonia è nato proprio da un accerchiamento così strutturato.
Ora osservate qui sotto la diavoleria ideata da Scaloni nel suo insieme. È una sorta di 3-4-1-2 rovesciato, dove i due sono i difensori e l’uno è il vertice basso di centrocampo. Quando si dice che l’Argentina colpisce in contropiede, non bisogna mai dimenticare che sa sviluppare anche con grande coraggio, quando ha il pallone tra i piedi.
LA FRANCIA - La Francia invece (di cui abbiamo già parlato abbondantemente nella presentazione del quarto con l’Inghilterra), pur partendo da un sistema difensivo analogo, costruisce il suo equilibrio con la palla in maniera diversa. È aggiornata sì, e all’apparenza può sembrare più prudente perché blocca un terzino. Koundé, infatti, il terzino destro, rimane costruttore e diventa una sorta di braccetto nel 3 + 1 dove a Theo è chiesto di fare l’uno e di spingere sulla sinistra. Fondamentale lo schermo a due davanti alla difesa (Fofana e Tchouameni).
PERICOLO PALLE ALTE - Tra le tante cose che si potrebbero ancora dire dell’una e dell’altra squadra, a partire dai vari duelli in giro per il campo, eccetera, permettetemi di concludere citando solo un argomento non del tutto secondario. Influenza del cammello permettendo, la Francia dispone di numerosi saltatori in grado di sfruttare più di un potenziale mismatch dentro l’area di Scaloni.
Qualora queste due nazionali dovessero neutralizzarsi sul piano del gioco, alla Francia rimarrebbe comunque un vantaggio. Pensate solo all’impatto di Weghorst in Olanda-Argentina…