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  • La mia Coppa d’Africa dalla tribuna

    La mia Coppa d’Africa dalla tribuna

    • Stefano Benzi
    Nove edizioni sul campo: e questa mi toccherà vederla e sentirmela raccontare da altri. Brucia… Madonna se brucia. Ma è la cinica legge dei diritti televisivi. A volte va come vuoi, a volte lo prendi in quel posto. E in effetti l’Africa, tutta quanta da prendere in quel posto, è grossa. 

    Ammetto indiscutibilmente che è stato l’evento tra i tanti che ho avuto modo di commentare che mi ha emozionato di più e sono tante le partite che ho raccontato che fanno storia a sé perché hanno avuto una narrativa leggendaria. Ogni anno succede qualcosa da raccontare: in questa edizione a priori la coppa sembrava addirittura destinata a saltare. Inizialmente il torneo doveva essere ospitato dal Sud Africa: ma a vincere il sorteggio fu, e con larghissimo margine, la Libia. Poche settimane dopo scoppiò la rivoluzione che rovesciò il regime di Gheddafi e la CAF si trovò a doversi misurare anche con problemi di epidemie sia in Sud Africa che in Marocco, paese che inizialmente aveva offerto la sua disponibilità. 

    Con buona pace di guerre civili, zanzare e virus questa edizione si terrà nuovamente in Gabon come quella del 2012 vinta al termine di un torneo straordinario dallo Zambia: ed è un torneo che merita di essere visto per tanti motivi.

    L’Africa sta disperatamente cercando di lasciarsi alle spalle l’immagine della confederazione venduta e propensa a marchette e voti di scambio, nella speranza di avere un Mondiale entro il 2032 e cioè entro le due edizioni successive a quella del Qatar. Per questo la CAF ha già assegnato con largo anticipo le prossime tre edizioni che andranno a Cameroon, Costa d’Avorio e Guinea, paesi ad alto tenore calcistico e che tutto sommato offrono dicrete garanzie. Anche se in Africa non si può mai dire che possa succedere. 

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