Calciomercato/Getty
La Lazio low cost è uno spettacolo: Lotito porta a scuola Juventus, Milan e Roma
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Il campionato è ancora lungo, la stagione - coppe comprese - lo è ancora di più, certo. Ma vedere la Lazio di Marco Baroni arrampicarsi al terzo posto della classifica dopo le prime 10 giornate di campionato e a punteggio pieno in Europa League, oltre a mostrare un calcio organizzato e di qualità, è proprio un bello spettacolo. La dimostrazione plastica che per fare calcio non servano necessariamente imponenti quantità di denaro, ma soprattutto competenza e idee. Incarnate da Claudio Lotito, presidente alla vecchia maniera e dai metodi piuttosto decisi, che non piaceranno a tutti ma che alla fine, salvo qualche raro passaggio a vuoto, pagano spesso e volentieri.
Non ha inventato nulla e non si è inventato nulla il patron del club biancoceleste, facendo tesoro della gestione completamente sbagliata dell’ultima stagione per costruire una squadra che ha saputo prescindere da personalità forti e probabilmente diventate troppo ingombranti, come quelle di Milinkovic-Savic prima, di Luis Alberto e Ciro Immobile poi. Una squadra che si è dimostrata capace di lasciarsi alle spalle i mesi pieni di tensione della fase crepuscolare dell’esperienza di Maurizio Sarri e i mesi alla "Full Metal Jacket" di Igor Tudor. La Lazio è ripartita dalla semplice normalità di Marco Baroni e dalla costruzione di una rosa che perfetta non è, ma che è stata completata seguendo logiche che tante volte si tende a dimenticare o colpevolmente a non praticare più nei nostri club. Inserendo giocatori funzionali alla propria idea di calcio e comprendendo quali fossero quei 2-3 leader di esperienza e carisma in grado di trainare il resto del gruppo. E anche nella Lazio odierna - da Provedel a Pedro, passando per Guendouzi e Zaccagni - questi non mancano.
Lotito ha investito circa 35 milioni di euro sul mercato nell’ultima estate - di cui fanno parte i 13 per il riscatto dell’ex centrocampista di Arsenal e Marsiglia - e ha chiuso la sessione con un saldo negativo di appena 10 milioni, considerando le cessioni che sono state operate. Con questi numeri, sono arrivati Nuno Tavares, Boulaye Dia, Tijjani Noslin, insieme a Dele-Bashiru e Tchaouna, ma il vero capolavoro di Baroni e della società è stato recuperare alla causa e rilanciare giocatori come Gila, Rovella, Isaksen e Castellanos. Senza prodursi in sforzi sovrumani o rivoluzioni che hanno bisogno tempo di attecchire e che non è detto che funzionino, la Lazio si sta mettendo alle spalle squadre come Juventus, Milan e Roma, allestite con ben altre spese e con maggiori ambizioni di classifica. Per queste ultime sarebbe probabilmente il caso di prendere nota ed imparare. Il tanto vituperato Lotito, giudicato più per le sue esternazioni che per i fatti che produce, sta dimostrando: il presidente alla vecchia maniera funziona ancora in Italia, soprattutto se dimostra di capire di calcio.
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Non ha inventato nulla e non si è inventato nulla il patron del club biancoceleste, facendo tesoro della gestione completamente sbagliata dell’ultima stagione per costruire una squadra che ha saputo prescindere da personalità forti e probabilmente diventate troppo ingombranti, come quelle di Milinkovic-Savic prima, di Luis Alberto e Ciro Immobile poi. Una squadra che si è dimostrata capace di lasciarsi alle spalle i mesi pieni di tensione della fase crepuscolare dell’esperienza di Maurizio Sarri e i mesi alla "Full Metal Jacket" di Igor Tudor. La Lazio è ripartita dalla semplice normalità di Marco Baroni e dalla costruzione di una rosa che perfetta non è, ma che è stata completata seguendo logiche che tante volte si tende a dimenticare o colpevolmente a non praticare più nei nostri club. Inserendo giocatori funzionali alla propria idea di calcio e comprendendo quali fossero quei 2-3 leader di esperienza e carisma in grado di trainare il resto del gruppo. E anche nella Lazio odierna - da Provedel a Pedro, passando per Guendouzi e Zaccagni - questi non mancano.
Lotito ha investito circa 35 milioni di euro sul mercato nell’ultima estate - di cui fanno parte i 13 per il riscatto dell’ex centrocampista di Arsenal e Marsiglia - e ha chiuso la sessione con un saldo negativo di appena 10 milioni, considerando le cessioni che sono state operate. Con questi numeri, sono arrivati Nuno Tavares, Boulaye Dia, Tijjani Noslin, insieme a Dele-Bashiru e Tchaouna, ma il vero capolavoro di Baroni e della società è stato recuperare alla causa e rilanciare giocatori come Gila, Rovella, Isaksen e Castellanos. Senza prodursi in sforzi sovrumani o rivoluzioni che hanno bisogno tempo di attecchire e che non è detto che funzionino, la Lazio si sta mettendo alle spalle squadre come Juventus, Milan e Roma, allestite con ben altre spese e con maggiori ambizioni di classifica. Per queste ultime sarebbe probabilmente il caso di prendere nota ed imparare. Il tanto vituperato Lotito, giudicato più per le sue esternazioni che per i fatti che produce, sta dimostrando: il presidente alla vecchia maniera funziona ancora in Italia, soprattutto se dimostra di capire di calcio.
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