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    La Juve va avanti a colpi di corto muso, ma che colpa ha Allegri se manca qualità?

    La Juve va avanti a colpi di corto muso, ma che colpa ha Allegri se manca qualità?

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Avanti a forza del “corto muso”. E pazienza se questo quarto successo consecutivo di misura, contro il Cagliari, non è un altro 1-0 come i tre precedenti contro il Milan, il Verona e la Fiorentina, ma un 2-1 dopo sei partite senza gol al passivo, perché quello che conta è il ritorno solitario della Juventus in testa alla classifica, almeno per una notte. Era già successo due giornate fa, quando poi l’Inter la scavalcò la sera dopo, con un identico 1-0 contro la Roma, e quindi vedremo se la storia si ripeterà anche stavolta dopo la partita dei nerazzurri contro il Frosinone. Nell’attesa, la squadra di Allegri offre un’altra prova di resistenza, perché si sveglia soltanto nella ripresa con i gol di due difensori, Bremer e Rugani, soffrendo soltanto nel finale dopo la rete di Dossena. Quanto basta per ribadire il carattere e la compattezza di una squadra che non incanta sul piano del gioco, ma non molla mai e soprattutto, al contrario di quanto fa l’Inter, riesce a vincere senza i gol dei suoi quattro attaccanti, Kean, Chiesa, Vlahovic e Milik, schierati tra l’inizio e la fine. Con un ulteriore merito da non sottovalutare, perché ha battuto una squadra in salute come il Cagliari, che aveva ottenuto un pareggio e due vittorie nelle ultime tre gare di campionato e anche contro la Juventus non si è mai arresa sino alla fine.

    NO TIRI NO GOL - Se non si calcia almeno una volta nello specchio della porta non si può segnare e se non si segna è impossibile vincere. Questa elementare considerazione vale anche per la Juventus, secondo il cui ex presidente Boniperti “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Boniperti, purtroppo, non c’è più e non c’è più nemmeno la sua Juventus che tirava in porta, con Bettega e Rossi, con Boniek e Platini e spesso vinceva, anche con un “difensivista” come Trapattoni in panchina, al quale spesso viene paragonato Allegri. Con la non piccola differenza che il suo erede in panchina non ha quei campioni, ma nella migliore delle ipotesi soltanto giocatori di medio livello. Inutile prendersela con Allegri, quindi, se Cambiaso calcia alle stelle i classici “rigori in movimento”, oppure se Chiesa e Kean si fanno anticipare dai difensori del Cagliari. Il grande limite della squadra, però, è in mezzo al campo dove manca qualità. In assenza di Rabiot, i gradi di capitano passano a Locatelli, che dirige le operazioni tra McKennie e Miretti, con Cambiaso e Kostic sulle fasce laterali. Tutto è chiaro, ma inutile perché per l’intero primo tempo la Juventus non impegna nemmeno una volta Scuffet, come per la verità il Cagliari fa altrettanto con Szczesny. E di sicuro Djokovic, in tribuna, non si sarà divertito.

    TIRI E GOL - Lo 0-0 all’intervallo non può soddisfare i bianconeri e infatti all’inizio della ripresa Chiesa cerca di scuotere i compagni. E’ lui il primo a indirizzare un tiro nello specchio della porta, che per la verità non spaventa Scuffet. Poi è Kostic a spaventare il portiere del Cagliari con un bel diagonale. Ma soprattutto, dopo un quarto d’ora a ritmo finalmente più alto, su una punizione dello stesso Kostic da sinistra, Bremer con un gran colpo di testa trova il gol dell’1-0, il primo per lui in campionato. Sbloccato il punteggio, Allegri spera nel raddoppio e inserisce Vlahovic in attacco e Iling-Junior in mezzo al campo rispettivamente al posto degli imprecisi Kean e Miretti. Non è frutto di questi cambi, però, il secondo gol della Juventus, ancora dopo un calcio da fermo, grazie a una doppia deviazione di petto di Rugani su d’angolo, che precede persino Vlahovic nel secondo tocco quasi sulla linea di porta.

    CADE IL MURO - Sembra finita, ma non è così perché Dossena, che aveva sulla coscienza la rete dello 0-2, si improvvisa attaccante e anche lui come i suoi colleghi avversari di reparto sfrutta alla perfezione un calcio d’angolo e batte di testa Szczesny. Il suo gol non basta per pareggiare, ma serve per far cadere il muro della Juventus che non aveva subito nemmeno una rete nelle ultime sei partite, dopo la batista subita da Sassuolo. Colpita a sorpresa, la Juventus accusa il colpo e rischia di essere raggiunta da un secondo colpo di testa di Dossena che pizzica il palo e spaventa Szczesny. Pavoletti dopo Lapadula da una parte, Milik e Nicolussi Caviglia dall’altra sono le ultime mosse di Allegri e Ranieri, che però non cambiano più il risultato. E così la Juventus può dormire sugli allori, in attesa di sapere se l’Inter la scavalcherà di nuovo vincendo contro il Frosinone, con la certezza che in ogni caso la aspetterà per batterla a Torino alla ripresa del campionato.

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