La Juve, per ora, non difende Pogba: carriera finita con la squalifica, rescissione inevitabile
Naturalmente c'è da stabilire se il farmaco assunto sia stato prescritto da un medico del club o, se, invece, si sia trattato di un'iniziativa personale. Ma il futuro di Pogba non è più in discussione (la sua carriera, già precaria, è terminata ieri), casomai diventa prioritario il nodo dell'ingaggio (e del suo risparmio). Per questo, a mio giudizio, il comunicato della Juve è tanto tiepido quanto pilatesco. Pogba squalificato per doping non sarebbe più un calciatore anche per la legge, come non lo è più per il campo da oltre due anni.
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Tuttavia, in questa faccenda, i soldi contano tanto. Perché il calciatore ha un ingaggio di 8 milioni netti più due di bonus (totale 10, a bilancio 20) fino al 2026 e risparmiarli, in modo o nell'altro, non è solo indice di cinismo, ma di sopravvivenza. La rescissione, in caso di colpevolezza (e le responsabilità, in questi casi, sono personali), sarebbe inevitabile, anche se si volesse concedere a Pogba tutte le attenuanti del caso. Una cosa è certa: da Calciopoli alle plusvalenze, dall'affare stipendi al ciclone Pogba, la Juve è una società destinata ad una dannazione perpetua.