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    La Juve è affamata: domina al di là del corto muso. Inter e Milan ora devono inseguire

    La Juve è affamata: domina al di là del corto muso. Inter e Milan ora devono inseguire

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Un gol all’ultimo minuto di Cambiaso per tornare al primo posto dopo tre anni, in attesa della risposta di Inter e Milan. Giusto, giustissimo, così perché la Juventus domina dall’inizio alla fine di 100’ quasi a senso unico contro il Verona, cui concede soltanto una grande occasione poco prima dell’intervallo. Con l’unico neo di avere faticato troppo, per imprecisione sotto porta di Vlahovic e compagni e per sfortuna ricordando i due gol negati a Kean, dopo altrettanti interventi del Var. Ma al di là del punteggio e della sofferenza per vincere di “corto muso”, la Juventus offre una dimostrazione di forza e di rabbia per il modo con cui aggredisce gli avversari, senza scordare un dato da non sottovalutare perché questa è la settima partita su dieci in cui non subisce gol, malgrado l’ultima assenza del capitano Danilo. E il fatto che la Juventus non abbia giocato le coppe in settimana per la prima volta si rivela un vantaggio concreto, perché soltanto la grande freschezza atletica e mentale consente alla squadra di Allegri di mostrare così tanta intensità sino al 97’, quando finalmente trova il gol.

    BEFFA KEAN 1 - La Juventus ha fretta di vincere per tornare da sola in testa alla classifica e Kean sembra averne più di tutti i suoi compagni, perché è lui a sfiorare ripetutamente il gol nei primi 20’ a senso unico. Il Verona è schiacciato non nella propria metà campo, ma addirittura nella propria area di rigore, perché Weah da una parte e Kostic dall’altra spingono sulle fasce con la collaborazione di McKennie e capitan Rabiot che si muovono ai lati di Locatelli. Il bentornato Vlahovic cerca di buttarsi su tutti i palloni e per la verità è lui il primo a indirizzarne uno nello specchio della porta di Montipò, che blocca senza problemi. Il vero mattatore, però, è Kean che trova il gol con un grande spunto personale, e subito dopo capisce suo malgrado che è vittima di una doppia beffa: prima perché il suo gran destro a fil di palo è sfiorato da Vlahovic per cui la rete non è più sua; e soprattutto dopo quando l’arbitro, richiamato dal Var, annulla per un millimetrico fuorigioco dello stesso Kean. Bravo a non abbattersi, l’attaccante riparte a testa alta e proprio una sua deviazione aerea costringe Montipò a una difficile deviazione sopra la traversa.

    GRANDE SZCZESNY - La Juventus continua ad attaccare, ma le conclusioni di Vlahovic, Kean e Weah non sono mai abbastanza forti e precise e così Dawidowicz può dirigere la difesa del Verona con crescente sicurezza, inversamente proporzionale alla spinta dei bianconeri che incominciano a concedere spazi alle ripartenze di Folorunsho e agli spunti di Djuric. Più aperta di prima, la partita concede nuove speranze al Verona che non a caso va improvvisamente vicino al gol, nel primo minuto di recupero, quando Bonazzoli gira da pochi passi un pallone pericolosissimo deviato con un’autentica prodezza da Szczesny. Sembra un paradosso per quello che si è visto fin lì, soprattutto all’inizio, ma proprio questa è la palla gol più clamorosa di tutto il primo tempo.

    BEFFA KEAN 2 - Scampato il rischio di arrivare all’intervallo in svantaggio, la Juventus ha il merito di ripartire nella ripresa con la stessa rabbia mostrata all’inizio della partita. Più dell’ingresso di Miretti al posto di Weah, con lo spostamento di McKennie sulla destra, la differenza la fa ancora Kean. E’ lui, infatti, ad avviare una bella azione con un passaggio sulla destra a McKennie ed è lui a concluderla con un colpo di testa che batte Montipò. Per la seconda volta, però, il gol per Kean ha il sapore di una beffa, perché il Var scopre che Kean si era liberato fallosamente di Faraoni, prima dell’apertura a McKennie e annulla la sua rete. Brutta notizia per la Juventus e soprattutto per lui che non riesce a trattenere il suo nervosismo, facendosi subito ammonire.

    TIRO AL BERSAGLIO - Allegri capisce che Kean ha perso lucidità e rischia addirittura un secondo cartellino giallo, per cui inserisce Chiesa al suo posto, alternando anche il secondo esterno di sinistra con la staffetta Cambiaso-Kostic. E proprio Chiesa dimostra subito la sua voglia di tornare al gol, che meriterebbe quando calcia a botta sicura da pochi passi ma trova sulla traiettoria una gamba di Faraoni che si sostituisce a Montipò. Al contrario di quanto ha fatto nel primo tempo, la Juventus non diminuisce la sua spinta e così si assiste a una specie di tiro al bersaglio, ma senza esito perché Vlahovic, Miretti e anche Gatti non inquadrano mai lo specchio della porta. E allora Allegri prova con un altro attaccante, inserendo Milik al posto di Vlahovic. Come non detto, però, perché attaccare non basta, come non basta la protesta di Chiesa che chiede invano il rigore per un intervento di Folorunsho, giudicati regolare senza nemmeno ricorrere al Var. Sembra la classica partita stregata perché anche Yildiz, subentrato a Rugani, calibra male il suo pallonetto che sorvola di poco la traversa. E invece non è così, perché la Juventus al 97’ trova il gol che vale il successo e il primo posto con un tocco ravvicinato di Cambiaso, bravo a ribattere in rete il colpo di testa di Milik su cross di Gatti. Con tanti saluti all’Inter e al Milan che per la prima volta sono costretti a inseguire questa nuova e affamata Juventus.

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