La Juve di Allegri ha un problema coi finali: è anche colpa dei cambi
DOPO L’ UNO A ZERO - Distratti dalla rissa alla Bud Spencer e Terence Hill al termine di Juve-Inter, ci siamo dimenticati di quello che è successo tra il gol di Cuadrado e quello di Lukaku. Torniamo a parlare di calcio, e lo facciamo tenendo ben presente che i finali di partita sono quasi sempre il momento più concitato e irrazionale di un match. È il contrario di quanto avviene negli scacchi, dove invece il calcolo esatto diventa fondamentale soprattutto in quella fase. Ma da qui a giocare un calcio senza più ‘pensiero’ ce ne passa. Ci sono sfumature intermedie in cui lo stesso Allegri vorrebbe che la sua squadra si collocasse, al fine di blindare il risultato. Ebbene, a memoria, non ricordo un pallone gestito decentemente dalla Juve in vantaggio nella serata di martedì sera. Sono andato anche a contarle, le palle regalate agli avversari in quella parentesi di tempo. Ma più che dirvi il numero, vorrei mostrarvi qualche esempio concreto. Partiamo subito da questa incomprensione tra Cuadrado e Miretti, minuto 84, appena dopo l’uno a zero.
Uno ha bisogno di un movimento incontro, l’altro fa il movimento opposto, ad andare via. Risultato? Anticipo di Bastoni. Notate, en passant, le posizioni di Milik e Chiesa, ci torneremo sopra su questo ‘tandem divaricato’.
C’ENTRANO I CAMBI? - Viene da chiedersi se una situazione come quella vista qui sopra nasca per effetto dei cambi di Allegri. Lasciando perdere il centravanti, in quanto Milik al posto di Vlahovic in teoria garantisce sempre più raccordo, mi riferisco in particolare a Miretti per Fagioli e Chiesa per Di Maria. La Juve si trasforma con i nuovi innesti, diventa più scattosa e muscolare senza Nicolò e il Fideo, ma d’altra parte perde trame, associazioni nello stretto e linee di passaggio. Tutte cose molto utili per gestire la palla quando il clima si arroventa.
E allora quanto sarebbe servita alla Juventus, in quel finale caotico, la maestria tecnica e posizionale di Di Maria… Come riferimento assoluto per i compagni pressati dal forcing nerazzurro.
INTERRUTTORE SPENTO - Il problema però non riguarda solo gli interpreti, non è che alla Juve sono ‘tutti contropiedisti tranne uno’, come dopo Friburgo ha dichiarato Allegri per spiegare le difficoltà incontrate quella sera. No, la Juve si infila per atteggiamento nel tunnel buio del ‘rischio zero’, finendo per alimentare involontariamente e paradossalmente l’assalto della squadra avversaria.
Ogni pallone allontanato da un presunto pericolo è di fatto un pallone riconsegnato al nemico pericoloso.
Persino Rabiot, persino Danilo, lucidissimi in modalità 0-0, diventano a un tratto frenetici. E la regalano invece di gestirla.
Questa di Danilo è emblematica, a mio avviso, perché alla pessima scelta del pur bravo difensore brasiliano, si aggiunge il tema già citato del ‘tandem divaricato’: guardate Chiesa e Milik dove stanno, l’uno rispetto all’altro.
Per concludere in bellezza, osservate qui sotto l’ultima palla persa dalla Juventus, quella che precede l’azione del rigore. La situazione è la seguente: zero costruzione dal basso (ma questo ci può stare nei minuti di recupero), e Szczesny che rinvia lungo per la spizzata di Milik o Rabiot. Il pallone arriva a Chiesa che lo addomestica in qualche modo. Rabiot è a sostegno, ma decide di andare in sovrapposizione.
Chiesa per parte sua si caccia nella morsa e perde palla, spinto da Darmian. Della serie, come regalarla agli avversari in tutti i modi.