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    La grande fuga dal campionato cinese, tra nostalgia di casa e tetto salariale

    La grande fuga dal campionato cinese, tra nostalgia di casa e tetto salariale

    • Gianluca Gennai
    La crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19 ha inevitabilmente lasciato strascichi di carattere finanziario ed economico di non indifferente portata. Il mondo del calcio ha subito un ridimensionamento importante, costringendo i vari club (anche i più quotati come Barcellona e Real Madrid) a correre rapidamente ai ripari, in quello che si prospetta uno scenario a dir poco preoccupante.  Perfino il campionato cinese, all’apparenza economicamente solido, ha dovuto fare i conti con un profondo cambiamento che, nei mesi scorsi, ha portato la stessa Federcalcio cinese (su mandato del Governo) ad emanare un provvedimento d’urgenza che mettesse un freno al dilagare incontrollato di ingaggi da capogiro, specie per i calciatori stranieri. Proprio quegli ingaggi che in questi ultimi anni avevano convinto tanti campioni ad accettare le avance dei club cinesi che, forti della propria esuberanza economica, beneficiavano di un potere contrattuale pressoché illimitato per dare lustro ad un campionato che – va detto – non ha mai goduto di una reputazione sportiva all’altezza del “delirio economico” che lo contraddistingue. 

    LE CIFRE – A partire dal 2021 e almeno fino al 2023, ogni club non potrà avere un monte ingaggi superiore ai 600 milioni di yuan (75,5 milioni di euro), mentre gli ingaggi complessivi dei giocatori stranieri in rosa non potranno superare i 10 milioni di euro totali. Questo il tetto massimo imposto dalla Chinese Football Association agli ingaggi dei giocatori stranieri, costringendo così i club a rivedere in toto i propri programmi di crescita sportiva, puntando sulla maturazione dei propri talenti autoctoni. Anche gli stipendi dei calciatori cinesi subiranno un brusco cambiamento, potendo ogni calciatore percepire un massimo di 5 milioni di yuan (630 mila euro circa). Discorso diverso per quanto riguarda gli allenatori: sospiro di sollievo (si fa per dire) per Fabio Cannavaro che continuerà a guadagnare cifre importanti al Guangzhou Evergrande.

    NOSTAGLIA CANAGLIA - Il provvedimento (che durerà almeno fino al 2023), ha già dispiegato i propri effetti nella sessione di mercato invernale appena conclusasi.  Graziano Pellé, accasatosi allo Shandong Luneng dopo l’Europeo del 2016, ha già fatto le valigie, direzione Italia, più precisamente Parma. A lui l’arduo compito di risollevare le sorti del club ducale, impegnato in una lotta salvezza che si prospetta serratissima. Lo stesso El Shaarawy, convinto dalle lusinghe a tanti zeri dello Shanghai Shenhua, aveva apposto la sua firma su un contratto, manco a dirlo, faraonico, spegnendo troppo presto i riflettori su una carriera che sembrava lanciatissima. Il richiamo di Roma e il dietrofront del Governo cinese gli hanno permesso di riappropriarsi delle proprie sopite potenzialità, meritandosi anche la chiamata del ct Mancini nelle ultime uscite della Nazionale italiana.  Niente da fare per Eder che, dopo le voci di mercato che lo vedevano vicino al ritorno all’Inter, ha preferito rimanere allo Jiangsu Suning, proprio la seconda squadra del presidente nerazzurro. Stessa sorte per un altro ex nerazzurro, l’austriaco Marko Arnautovic attaccante dello Shanghai SIPG. Il Bologna ha allacciato i primi contatti per riportarlo in Italia visto il fuggi fuggi generale dalla Cina, se ne riparlerà a giugno. 

    Questo mix di nostalgia, voglia di rivalsa dei calciatori stranieri e crisi economica rischia di assestare un duro colpo alla crescita del movimento calcistico cinese, che difficilmente riuscirà a scrollarsi di dosso i crismi di “calcio minore” fintantoché non provvederà ad una crescita sportiva e strutturale dei propri settori giovanili. 

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