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  • La giornalista nella TV di stato russa: 'Qui vi dicono bugie' e intanto scoppia il dissenso tra i ministri di Putin

    La giornalista nella TV di stato russa: 'Qui vi dicono bugie' e intanto scoppia il dissenso tra i ministri di Putin

    • Davide Fantozzi
      Davide Fantozzi
    Uno striscione con su scritto "NO WAR". Se ne sono visti tanti in queste settimane, ma non sulla televisione di Stato russa. È successo ieri sera, quando Marina Ovsyannikova, dipendente del Canale Uno, durante il telegiornale si è posizionata dietro alla conduttrice. Striscione tra le mani, la voce spezzata dalle emozioni, ha mostrato le scritte in cirillico ai telespettatori: "Fermate la guerra. Non credete alla propaganda, qua vi dicono bugie". Il video è stato molto condiviso sui social e ripreso da molte testate, italiane e non.

    REAZIONE - Fonti vicine alla donna hanno detto che è stata immediatamente arrestata e interrogata dalla polizia, e che potrebbe andare a processo. È proprio Ovsiannikova a spiegare i motivi del suo gesto, attraverso un video preregistrato. "Quello che sta accadendo ora in Ucraina è un crimine. E la Russia è l'aggressore", afferma nel filmato. "La responsabilità di questa aggressione è di una persona sola e questa persona è Vladimir Putin. Mio padre è ucraino e mia madre è russa e non sono mai stati nemici". Si pente poi del lavoro che ha svolto in questi anni per l'emittente di stato russa. "Purtroppo ho lavorato al Canale Uno negli ultimi anni, ho lavorato alla propaganda del Cremlino. E ora mi vergogno molto. Mi vergogno di aver lasciato che i russi diventassero zombi", dice con la voce tremante. Poi prosegue con l'elenco di eventi insabbiati dal canale. "Abbiamo taciuto nel 2014 quando tutto è iniziato. Non siamo scesi in strada quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo solo guardato in silenzio questo regime antiumano. E ora il mondo intero ci volta le spalle".

    INCITAMENTO - La registrazione si conclude con un invito ai connazionali: "Scendete in strada, non abbiate paura. Non possono incarcerarci tutti". Lo strappo nel tessuto sociale russo è profondo, anche i collaboratori di Putin si troverebbero in disaccordo. Secondo fonti interne, il ministro della Difesa Serghej Shojgu sarebbe intenzionato a continuare la guerra, anche chiedendo aiuti militari alla Cina, mentre il capo dei servizi e della sicurezza Nikolaj Patrushev vorrebbe porre fine alle atrocità. I soldati sarebbero scoraggiati dalla lunghezza del conflitto e dalle numerose morti. La paura, come afferma il capo della Cia William Burns, è che "Putin possa raddoppiare gli sforzi. Si aspettava di prendere Kiev in un paio di giorni". Il presidente russo sarebbe "arrabbiato e frustrato". Gli fa eco la direttrice dell'intelligence nazionale, Avril Haines, secondo la quale Putin vede "questa come una guerra che non può permettersi di perdere", il che non significa necessariamente che la vittoria coincida con la conquista dell'intera Ucraina.

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