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    La crisi dei colossi hi-tech fa tremare lo sport: rischia anche il mercato dei diritti tv

    La crisi dei colossi hi-tech fa tremare lo sport: rischia anche il mercato dei diritti tv

    • Marcel Vulpis
      Marcel Vulpis
    Una crisi mondiale senza precedenti, complice anche il post pandemia, si sta abbattendo sui colossi della Silicon Valley. Solo Meta (conosciuta precedentemente con il nome di Facebook), negli ultimi giorni, ha annunciato più di 11 mila tagli della propria “forza lavoro”, soprattutto dopo aver ufficializzato, inaspettatamente, una trimestrale lacrime e sangue. Nel frattempo anche Amazon sta ragionando su un’operazione di tagli nell’ordine delle 10 mila unità (oltre al blocco delle assunzioni). Twitter, infine, dopo il processo di acquisizione da parte del magnate sudafricano Elon Musk, ha già in pancia un piano riduzione dei costi che interesserà il 50% dei dipendenti presenti in azienda.

    Più in generale le realtà hi-tech, soprattutto americane, hanno investito, in misura massiccia, durante il boom tecnologico, confidando, erroneamente, in una crescita continua anche nel “post” Covid. Uno scenario che, purtroppo, non si è verificato ed è per questa ragione che i big della Silicon Valley stanno lavorando per individuare un nuovo modello di business (chi non riuscirà a riposizionarsi, nel modo corretto, subirà forti contraccolpi economici). Ciò a cui stiamo assistendo, inoltre, potrebbe avere ripercussioni anche sul mercato dei diritti audiovisivi sportivi, dove Facebook e Amazon sono presenti da anni.

    Nell’ultimo biennio, restando all’ambito calcistico, Facebook ha acquisito gli highlights delle gare della Major League Soccer (MLS). Sempre nel 2020 aveva puntato sui diritti di 2 match della fase finale della FA Cup, così come sulle Liga spagnola, con la trasmissione gratuita delle partite ufficiali in Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Nepal e India.

    Sempre Facebook (oggi Meta), in America Latina, ha trasmesso le 32 partite di Champions League (sulla pagina ufficiale dell’UEFA), con un accordo terminato nella scorsa stagione. Uscendo dal calcio l’azienda fondata da Mark Zuckerberg investe sugli highlights del PGA Tour di golf e sulle gare della National Football League (NFL).

    Amazon, dopo aver studiato attentamente il mercato dei diritti tv del calcio internazionale, ha deciso di entrarvi per spingere i contenuti da offrire agli abbonati di “Prime Video”. Prima è arrivata la Premier League inglese, con un’offerta ricca ed esclusiva (come ad esempio il “Boxing Day”, molto apprezzato dai telespettatori britannici) e un palinsesto di 20 match di alto profilo (per un budget di 100 milioni di euro); poi la “scommessa” della Champions League (inclusa la messa in onda sul mercato italiano). Successivamente l’azienda fondata da Jeff Bezos si è aggiudicata, per il triennio 2021-2024, le 16 migliori partite dell’offerta infrasettimanale a marchio Champions (inclusa la finale di Supercoppa UEFA), con un budget stimato nell’ordine degli 80 milioni di euro. 

    Sono investimenti importanti, che, chiaramente, si perdono nei numeri “monstre” del volume di affari del colosso di Seattle, ma gli scenari futuri per i giganti dell’hi-tech sono tutti da seguire con attenzione. Ridimensionare la forza lavoro è stata la prima scelta obbligata, ma altre, altrettanto severe, verranno prese soprattutto sul terreno dei costi (magari annunciate proprio nei prossimi mesi). Lo sport può trasformarsi in un driver importante, ma la sfida digitale da vincere non è in occasione del “match day” (il giorno della partita), ma durante l’intera settimana. Lì le vendite digitali possono decollare riportando i big dell’hi-tech in territorio positivo, sia in termini di valore di mercato che di proiezioni borsistiche.

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