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    La condanna di Agnelli spiega perché la Juventus ha patteggiato

    La condanna di Agnelli spiega perché la Juventus ha patteggiato

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Altri 16 mesi di squalifica (e 60 mila euro di multa), che vanno a sommarsi ai 2 anni di inibizione per il filone plusvalenze. L’irriducibile Andrea Agnelli è stato condannato in primo grado dal Tribunale Federale per la cosiddetta manovra stupendi delle stagioni 2019-20 e 2020-21. Ora l’ex presidente della Juventus avrà ovviamente la possibilità di ricorrere in appello, ma è chiaro a tutti quanto per lui sia soprattutto una questione di principio, dimostrare cioè di non avere dribblato i regolamenti federali (per le leggi dello Stato il discorso è un altro e arriverà semmai un altro processo), perché il suo destino nel calcio è segnato a prescindere da quale sarà l’entità della squalifica (e dall’esito del ricorso al Tar per la condanna sportiva sulle plusvalenze, in discussione domani).

    CASO STIPENDI: 16 MESI DI INIBIZIONE PER AGNELLI

    Come sempre, le motivazioni spiegheranno questa punizione (il procuratore federale Chiné aveva chiesto 20 mesi), ma fin da subito, alla lettura anche superficiale del brevissimo dispositivo (1 riga e mezzo) si può capire perché in primavera (decisione il 30 maggio) la Juventus ha spinto e ottenuto il patteggiamento.

    Il suo presidente, l’uomo che per guidava la macchina e ne dettava la linea,
    è stato condannato per la manovra stipendi (e i rapporti con le società “amiche” e i rapporti con gli agenti). Sedici mesi adesso contro i 24 subìti per le plusvalenze. Non è giurisprudenza, ma se la stessa proporzione della pena fosse stata applicata al club (due terzi dei 10 punti di penalizzazione, cioè 6/7 ulteriori punti), la Juventus avrebbe perso non solo la Champions League, ma anche il settimo posto e cioè quella qualificazione alla Conference con cui sconterà l’imminente stagione di inibizione dalle manifestazioni Uefa. Una punizione che di fatto non le costerà nulla e che anzi, si tradurrà in un vantaggio per il campionato. Il non patteggiamento, al minimo le avrebbe tolto la Champions per due anni di fila.

    L’irriducibile Agnelli è stato l’unico a rifiutare il patteggiamento messo in cantiere dagli avvocati del cugino Elkann e accettato dalla federcalcio anche per le pressioni che la questione-Juventus ha sollevato sul mondo politico, non solo sportivo. Un compromesso previsto dalle regole, che in quel momento ha soddisfatto tutti, comprese le società rivali della Juventus, visto che non ce n’è stata una che abbia avuto qualcosa da ridire (i tifosi sì, ma quello è un altro discorso).

    Dicendo no al patteggiamento, Andrea Agnelli ha pensato a se stesso e alla sua immagine, piuttosto che a quella della Juventus, perché un’altra condanna alimenterebbe le convinzioni di chi pensa che il club sia stato graziato dal compromesso. Diverso sarebbe se i tribunali sportivi gli dessero ragione, ed è sicuramente per questo che l’ex presidente ha scelto di giocare un’altra volta pesante. Il match di andata però è andato male.

    @GianniVisnadi

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