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L'Italia e il problema del numero 9: la colpa è dei club (e del Decreto Crescita). Da Kean a Lucca, il futuro è adesso
UN SOLO AZZURRO - A proposito di Immobile, quello della Lazio è l'unico numero 9 italiano titolare delle prime dieci squadre dell'attuale Serie A. Napoli e Milan, entrambe al primo posto, hanno rispettivamente Osimhen e Ibrahimovic (o Giroud), l'Inter Dzeko (o Lautaro), l'Atalanta Zapata (o Muriel), la Roma Abraham (o Shomurodov), la Fiorentina Vlahovic, la Juventus Morata, il Bologna Arnautovic, il Verona Simeone (o Kalinic). Per trovare trovare una punta azzurra che sia una prima scelta bisogna scivolare all'undicesimo posto, con Pinamonti, autore di 4 gol con l'Empoli. Per il ct, insomma, la possibilità di scelta è stata e continua a essere limitata. I club non sono d'aiuto, per una serie di decisioni sul mercato che in molti casi non hanno nulla a che vedere con i valori tecnici: comprare all'estero è spesso più conveniente e i vantaggi fiscali del Decreto Crescita sono un grande incentivo a farlo.
I NOMI - Eppure qualcosa si muove e va valorizzato. Ci sono giocatori nel reparto offensivo che meritano attenzione, che da qui a marzo potrebbero meritarsi la chance di far parte del gruppo azzurro per i playoff, a patto che trovino spazio. Su tutti Kean della Juventus a Lucca del Pisa, bomber dell'under 21 di Nicolato, senza dimenticare Destro e Pinamonti. Per il futuro attenzione a Piccoli dell'Atalanta e Colombo del Milan (ora alla Spal), più Moro, un 2001 del Padova parcheggiato a Catania, che in C ha segnato 13 gol in 11 partite. Ora non sono pronti a giocarsi il dead or alive di marzo, ma sono il nuovo che avanza. Ci vogliono solo più coraggio e meno pregiudizi. Magari prendendo esempio dalla Svizzera, che è andata al Mondiale grazie anche al 2000 Okafor, che prima della sfida con l'Italia aveva giocato solo 7' in Nazionale.
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