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  • L'Italia che verrà:| El Shaarawy, Florenzi e Verratti

    L'Italia che verrà:| El Shaarawy, Florenzi e Verratti

     «Pur non avendo tanto tempo, anzi avendone davvero poco, non ci limitiamo a gestire quel che abbiamo. Vogliamo migliorare», spiegava ieri Cesare Prandelli. Quello che abbiamo è già molto. Lo abbiamo capito all’Europeo e lo ha confermato la bella vittoria sulla Danimarca: una squadra dall’identità solida, che grazie a un’organizzazione perfetta può giocare in 10 come se fosse in 11; una squadra che in due anni ha preso l’abitudine definitiva di costruire sempre e di cercare la palla il più lontano possibile dalla porta di Buffon. Oltre alla squadra, abbiamo individualità tipo Pirlo e Balotelli che, come hanno dimostrato Europeo e Danimarca, possono esaltare la nostra competitività. Questo siamo. Potremo essere ancora di più se alcuni titolari cresceranno e se altri giovani arricchiranno il gruppo. «Avessi più tempo, avrei provato qualche giovane – ammette il c.t. -. Le amichevoli con Francia e Olanda serviranno a questo. Di stage non abbiamo più parlato».

    La Confederations Cup di giugno (15-30) si sovrapporrà alle finali dell’Europeo Under 21 (5-18) e Prandelli è intenzionato a lasciare a Mangia tutti i suoi azzurrini per cercare l’assalto al titolo di categoria. Senza stage, senza Confederations, il c.t. è costretto a sfruttare gli allenamenti di Coverciano, con maxi convocazioni, per covare qualche talento, augurandosi di raggiungere al più presto la qualificazione mondiale per poi avviare gli esperimenti anche in match ufficiali. Quella di Prandelli è una corsa contro il tempo, senza i margini di lavoro di un club, ma nel biennio che ci porterà in Brasile la sua Italia imbarcherà molte facce nuove.

    Portieri Buffon resta una garanzia unica al mondo. Dietro all’esperienza di De Sanctis, c’è la giovane affidabilità di Sirigu e Viviano e le belle prospettive di Bardi e Perin. Siamo coperti.

    Difesa Il pacchetto dei difensori centrali resterà quello attuale, con il ritrovato Ranocchia che può scalare le gerarchie. Gli anelli deboli sono gli esterni. E’ qui che Prandelli si attende novità. Tra i terzini del gruppo, solo Criscito ha margini di miglioramento. Per questo la maturazione e la crescita di personalità di De Sciglio, che copre due fasce, sarebbero un tesoro per Prandelli, che auspica candidature a sorpresa. Per esempio, Schelotto sa già che un’eventuale trasformazione in esterno basso gli aprirebbe prospettive mondiali. Anche il genoano Antonelli, riemerso dagli infortuni, ha già gli occhi addosso.

    Centrocampo Tra Yerevan e San Siro, l’asse mondiale Pirlo-De Rossi è stato determinante, il nocciolo duro della squadra. Prandelli non ha mai avuto dubbi: è con il suo quadrilatero magico che intende sbancare il Brasile. Altri due anni di Milan rafforzeranno ancora di più la personalità di un Montolivo in crescita. Ma oltre alla banda dei quattro ci sono giovani che lievitano a vista d’occhio. Verratti ha già conquistato Parigi. Non è per diffidenza che Prandelli non gli ha dato un minuto di campo in questo giro. Al contrario, il c.t., che non a caso lo inserì nei 30 per l’Europeo, vuole trovare il momento buono per lanciarlo, senza bruciarlo nelle difficoltà. Verratti, nell’ottica di Prandelli, può dare il cambio a Pirlo e proporsi come vertice alto del rombo, ruolo già provato contro l’Inghilterra. Lo straripante Florenzi sembra una macchina da pressing e da incursioni fatta apposta per il gioco di Prandelli. Altro giovane interno in crescita è lo juventino Marrone che ha imparato a fare anche il centrale difensivo del 3-5-2, opzione che l’Italia tiene in canna. Morale: il centrocampo, che resta l’anima e la vera forza di questa Nazionale, potrà avere in Brasile i ricambi affidabili che sono mancati all’Europeo. Verratti, Florenzi e Marrone, per dinamicità, qualità e freschezza possono dare molto di più del limitato Nocerino e del logoro Thiago Motta. Il reparto arrivò stremato alla finale con la Spagna. Stavolta, con alternative all’altezza, potrebbe riposarsi durante il cammino.

    Attacco Le speranze di giocarci un’altra finale tra due anni sono legate a Mario Balotelli. Inutile nasconderci: l’attacco è lui. Se sarà sempre quello di martedì scorso, sarà più facile segnare. Il lavoro tosto di Osvaldo si combina bene con la classe di Mario. Lo riconosce anche Prandelli: «Fino all’espulsione, mi era piaciuta l’intesa con Balotelli. I due funzionano». Destro è un’opzione già collaudata. Nei prossimi due anni a Coverciano si vedrà spesso il talentuoso Insigne, che consente a Prandelli di allargare il campo (4-3-3), come El Shaarawy che martedì, senza l’espulsione di Osvaldo, sarebbe entrato di sicuro. Ma anche Immobile avrà addosso gli occhi di Prandelli. Immobile è dinamico, combatte e fa gol: ciò che il c.t. apprezza in una punta. Immobile ha le caratteristiche di Osvaldo e si combina bene con Borriello che ha analogie con Balotelli, quindi per la proprietà transitiva potrebbe sposarsi bene con Mario.

    L’Italia è una valanga che nei prossimi due anni crescerà rotolando verso il Brasile.


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