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L'Inter, primo club italiano a ospitare i 'maestri' inglesi: 1914, l'Arena, la storia
GLI INGLESI IN ITALIA - Come ben sappiamo gli inglesi sul finire del XIX secolo hanno avuto un ruolo davvero decisivo nell'introduzione e nella diffusione del gioco del calcio in Italia. Sin dai primissimi anni del '900 alcune compagini d'oltre Manica vengono invitate in Italia a giocare incontri di “esibizione” contro squadre italiane. I primi ad arrivare sono i dilettanti del West Auckland nel 1909 per prendersi la Coppa Lipton, seguiti nel 1912 dagli English Wanderers del centravanti Vivian Woodward che giocano alcune gare, una delle quali anche contro la Nazionale italiana. Una squadra – per dirla come alcuni anni dopo scriverà La Gazzetta dello Sport composta da “tutti giocatori che avevano avuto il loro quarto d'ora di «internazionalismo». Un deciso salto di qualità si ha quando nel 1913 il Reading viene in Italia per una serie di partite. Il Reading gioca nella Division One della Southern League e nel maggio del 1913 passa una settimana in Italia, su invito del Genoa, durante la quale gioca ben 5 amichevoli – anche in questo caso una contro la Nazionale italiana. Con gli inizi degli anni '10 del Novecento in Italia vengono a giocare squadre dal blasone sempre più importante dalla Svizzera, dall'Austria, dalla Germania e dall'Inghilterra. È con il maggio del 1914, però, che si tocca l'apice: a Milano, infatti, arriva per la prima volta una squadra appartenente alla First Division, la lega calcistica professionistica maggiore d'oltre Manica.
L'INTERNAZIONALE DEL 1914 - Banale, ma in Italia va da sé che non si giocano soltanto amichevoli. Il campionato con la fine del primo decennio del XX secolo è diventato il torneo calcistico nazionale più importante. A metà marzo del 1914 inizia il girone finale Nord del campionato italiano di calcio di quell'anno. Al girone finale partecipano sei squadre, tra queste l'Internazionale. La vincitrice del Nord si sarebbe giocata il titolo di campione d'Italia con la vincitrice del Centro-Sud. Come sappiamo, quell'anno campione d'Italia sarà il Casale, l'Internazionale dovrà accontentarsi del terzo posto nel girone finale del Nord. Il mese di maggio per l'Internazionale è un mese bello ricco di partite. Anticipato l'incontro di campionato con la Juventus, l'Internazionale parte per una breve tournée in Germania dove incontra anche i campioni della Germania del Sud del Fürth, squadra che pochi giorni prima aveva pareggiato 2 a 2 proprio contro gli inglesi del Tottenham, a loro volta impegnati in una lunga tournée post-season in giro per l'Europa, tour di 9 gare giocate nel mese di maggio in Germania, Svizzera e Italia.
I MAESTRI DEL FOOTBALL - Proprio a Milano il Tottenham gioca la sua unica partita in Italia durante quella tournée. Per la prima volta in assoluto una squadra di First Division viene a giocare in Italia: è il Tottenham Hotspur che accetta l'invito dell'Internazionale per una partita amichevole davvero molto prestigiosa. I giornali italiani dell'epoca non mancano di sottolineare l'eccezionalità dell'evento. La Gazzetta dello Sport nel dare notizia pone enfasi sullo “status” di professionismo della società del Tottenham, mettendo in evidenza quanto i vari giocatori che ne compongono la rosa siano costati alle casse del club: “(...) Il goalkeeper Joyce (…) fu comperato (il Club dice precisamente «comperato») dal Club per 600 lire sterline(15 mila lire, per maggiore chiarezza e per...i poveri untorelli del professionismo italiano)”. Insomma, l'avvento in Italia di una squadra professionistica inglese di primo livello accende l'entusiasmo e la curiosità degli appassionati italiani: tutti i giornali, sportivi e non sportivi, sottolineano l'eccezionalità dell'evento e pur giocandosi in un giorno feriale all'Arena Civica alle 17.30 del 13 maggio accorre un gran numero di spettatori. Il Corriere della Sera mette in rilievo la struttura societaria del club: “La «Tottenham Hotspur Football and Athletic Company Limited» appartiene alla privilegiata lega dei venti maggiori clubs inglesi. Come dice il titolo, il club professionista è una vera e propria Società anonima per azioni. Essa ha criteri naturalmente speculativi: provvede all’affitto di un campo fornito di immense tribune, acquista e stipendia i migliori giocatori che può accaparrarsi”.
Certo, il Tottenham è una squadra di professionisti che gioca in First Division, ma non è tra i club più prestigiosi. Ha vinto nel 1901 una FA Cup, ma è solo dal 1908 che è diventato un club professionistico e in First Division frequenta sempre i bassifondi della classifica, tanto che l'anno seguente retrocederà in Second Division, ma tant'è. Il Tottenham Hotspur nel maggio del 1914 è una società professionistica inglese e milita nel massimo campionato inglese e tanto basta al calcio italiano per celebrarne l'incontro. “(...) Ed il pubblico aspetta con ansia vera questa lezione didattica di foot-ball fatta dai grandi maestri, perché ha fiducia in loro, perché non fu mai deluso, perché passò di godimento in godimento attraverso le veloci incursioni dei modesti minatori del West Auckland, il giuoco ricco fino allo sperpero delle virtuosità individuali degli English Wanderers, la poderosità calcolata e possente del Reading”.
UN MATCH INDIMENTICABILE - Davanti a ben 4.000 spettatori alle 17.30 le due squadre iniziano la gara. L'Internazionale per l'occasione viene rinforzata in difesa dal “Figlio di Dio” De Vecchi e in mediana da Rizzi, ma non c'è ugualmente partita. Troppa la differenza fisica, atletica, tecnica e di organizzazione tra le due squadre. Basta un minuto di gioco, uno soltanto, per capire come andranno le cose. Il Tottenham passa in vantaggio già al primo minuto di gioco con una rete di Elliott. Le reti che gli inglesi segneranno ai nerazzurri alla fine saranno 5, doppiette di Elliott e Bliss e rete di Fleming, un 0-5 che rende tangibile e misurabile un divario tra il calcio nostrano e quello dei “maestri” che ancora c'è, ed è davvero enorme. Il risultato finale di 5 a 0 del Tottenham all'Internazionale Franco Scarioni sulle pagine de La Gazzetta dello Sport lo sintetizza egregiamente così: “(...) Il riassunto della gara del vero giuoco inglese svolto ieri all'Arena? Eccolo: intuizione perfetta del posto dei compagni di linea e degli avversari stessi in ogni azione, fosse pure movimentatissima, della partita. Precisione di rimando, infallibilità di tiro. Astuzia di giuoco. Finezze estenuanti di dribbling usate con scarsa misura. Supremazia assoluta di peso, di resistenza alla fatica ed al dolore. Fusione perfetta della squadra. E scusate se è poco!”.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)