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L'Inter è di nuovo un gruppo di amici e il merito è della società
D’accordo: “Onana al posto di Handanovic e l’Inter non perde più!” ha un minimo di sostegno statistico. Ma si sente dire pure che “bastava cambiare portiere per rassicurare la squadra e giocare bene”: questo è puro populismo da quattro soldi e quattro like. La situazione è indiscutibile: Handanovic è stato un campione, da un paio di anni non lo è più; Onana non è un campione, magari lo diventerà. Ma il cambio di portiere - seppure opportuno e giusto - non rappresenta il problema e nemmeno la soluzione del problema.
La svolta interista avviene dopo la sconfitta, peraltro immeritata, contro la Roma. In quel momento Zhang decide di confermare l’allenatore, stoppando i sondaggi con altri tecnici che Marotta avrebbe anche premurosamente avviato. Così, nei due giorni che precedono l’andata con il Barcellona, dirigenti e squadra interpretano il momento come meglio non avrebbero potuto: compattandosi, anziché andare ognuno nella propria egoistica direzione. Dal “si salvi chi può” l’Inter passa a “tutti per tutti”: stop alle voci di mercato (e di soldi freschi in arrivo dalla Cina), basta con gesti plateali in campo (avete più visto Barella con un dito alzato?) e così via.
Questi segnali di spogliatoio sono stati poi arricchiti da scelte tecniche specifiche: “anche” Onana, ok, ma soprattutto Calhanoglu regista. Attenzione comunque a non semplificare quel che avviene nella periferia delle scelte principali. Perchè senza Handanovic, Brozovic e Lukaku l’Inter trova sì il portiere entusiasta, ma anche Mkhitaryan centrocampista di classe, Dzeko leader tecnico-tattico e soprattutto un gruppo. Quello che prima evidentemente mancava. A prescindere dalla semplice e infantile spiegazione che va di moda tra tifosi e influencer più o meno vip: bastava cambiare portiere. No, non bastava solo Onana.
La svolta interista avviene dopo la sconfitta, peraltro immeritata, contro la Roma. In quel momento Zhang decide di confermare l’allenatore, stoppando i sondaggi con altri tecnici che Marotta avrebbe anche premurosamente avviato. Così, nei due giorni che precedono l’andata con il Barcellona, dirigenti e squadra interpretano il momento come meglio non avrebbero potuto: compattandosi, anziché andare ognuno nella propria egoistica direzione. Dal “si salvi chi può” l’Inter passa a “tutti per tutti”: stop alle voci di mercato (e di soldi freschi in arrivo dalla Cina), basta con gesti plateali in campo (avete più visto Barella con un dito alzato?) e così via.
Questi segnali di spogliatoio sono stati poi arricchiti da scelte tecniche specifiche: “anche” Onana, ok, ma soprattutto Calhanoglu regista. Attenzione comunque a non semplificare quel che avviene nella periferia delle scelte principali. Perchè senza Handanovic, Brozovic e Lukaku l’Inter trova sì il portiere entusiasta, ma anche Mkhitaryan centrocampista di classe, Dzeko leader tecnico-tattico e soprattutto un gruppo. Quello che prima evidentemente mancava. A prescindere dalla semplice e infantile spiegazione che va di moda tra tifosi e influencer più o meno vip: bastava cambiare portiere. No, non bastava solo Onana.