Intermania: Thohir (s)carica gli allenatori
Da Moratti a Thohir, com'è cambiata l'Inter. Da un presidente onnipresente a un patron che vive in Indonesia, ma non è questo il punto. La principale differenza è un'altra e, lasciando da parte la gestione della società (da famigliare ad aziendale), riguarda la costruzione della squadra. Moratti veniva accusato di fare di testa propria sul mercato, senza ascoltare troppo le richieste degli allenatori di turno. Forse perché rimasto scottato dalla decisione presa da Roy Hodgson di scaricare Roberto Carlos al Real Madrid per puntare su Pistone, ma questa è un'altra storia...
MISTER TUTTOFARE - Tornando al giorno d'oggi, la società di Thohir carica troppe responsabilità sulle spalle dell'allenatore, che deve lavorare da tecnico, manager e uomo immagine. Una missione del genere si è rivelata impossibile per Mazzarri e sta creando qualche grattacapo pure a Mancini. La strada giusta da seguire sul mercato è quella intrapresa da Moratti con i colpi Icardi e Kovacic e proseguita da Thohir con gli acquisti di Brozovic, Shaqiri e Murillo. I dirigenti hanno il dovere di tenere in considerazione le richieste dell'allenatore (che deve valorizzare al meglio il materiale messogli a disposizione dalla società), ma non devono esaudirle sempre e comunque. Basti pensare allo scorso mercato estivo, quando Ausilio costruì una squadra in grado di giocare solo con il 3-5-2 di Mazzarri e quindi priva di esterni offensivi. O, ancora prima, al gennaio del 2014, quando solo la reazione dei tifosi nerazzurri fece saltare lo scambio con la Juve tra Vucinic e Guarin, poi rimasto insieme all'arrivo di Hernanes, pagato a peso d'oro.
TROPPA FRETTA - Ora la storia rischia di ripetersi con Mancini, che vuole tornare a vincere subito e per questo chiede rinforzi d'esperienza. Ma spesso la fretta è cattiva consigliera, come dimostra l'acquisto flop di Podolski a gennaio (per fortuna solo in prestito). Le ultime voci di mercato sul possibile sacrificio del giovane talento Kovacic (classe 1994) per puntare su over 30 come Toulalan o Thiago Motta, non sono affatto lungimiranti. E' giusto dare fiducia all'allenatore, ma caricandolo di troppe responsabilità alla fine si corre il rischio di doverlo scaricare, proprio come successo con Mazzarri: così bisogna sempre ripartire da zero.