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  • L'Inter cade ancora una volta sul più bello. Troppe stelle deludono, Roma e Juve saranno decisive

    L'Inter cade ancora una volta sul più bello. Troppe stelle deludono, Roma e Juve saranno decisive

    • Filippo Tramontana
      Filippo Tramontana
    L’Inter cade sul più bello e non è purtroppo una novità. I nerazzurri inciampano a Marassi subendo la seconda sconfitta in campionato proprio nel momento peggiore. Era l’occasione per tornare in testa, per sorpassare il Milan sconfitto dalla Juve e per tenere a distanza di “sicurezza” gli stessi bianconeri e la Roma. Invece l’Inter si perde nel solito melodramma autoctono sprecando il rigore del possibile vantaggio in apertura di partita e “uscendo” metaforicamente dal campo in tempo per subire l’1-2 da K.O. degli ex di turno.

    Quando l’Inter decide di scrivere i copioni li scrive proprio bene, su questo non c’è nulla da dire. Del possibile vantaggio abbiamo detto, ma quello che lascia perplessi è che Sanchez decida di tirare il rigore. I rigori si possono sbagliare, capita ma se io fossi stato un giocatore che su 11 rigori ne ha sbagliati 7 mai mi sarei proposto per tirare, qui non si tratta di personalità ma di esperienza empirica, di statistica. Siamo caduti in un errore di valutazione simile a quello commesso da Lukaku e Lautaro l’anno scorso nella sconfitta interna con il Bologna, le partite a volte vengono decise dai dettagli e noi dobbiamo curarli meglio e prestarci maggior attenzione. Ma dopo il rigore l’Inter si è persa, l’autorità vista fino a quel momento è svanita sotto i colpi di una insicurezza latente che attanaglia questa squadra e che proprio non la vuole lasciare andare. 

    Il copione si comincia a scrivere con l’ex ripudiato Candreva e con l’altro ex Keita che in questa stagione per vari motivi era fino ad ora rimasto a guardare. Puniti dai nostri ex come la migliore (o peggiore dipende da chi guarda) vendetta gustata fredda. Non poteva mancare il nostro gol della speranza che a 30 minuti dalla fine riapriva scenari fino a quel momento insperati. Si è pensato alla rimonta, alla possibilità anche di vincerla come già successo in passato ma questa volta la partenza ad handicap non è stata recuperata. Non è sempre domenica e il mercoledì dell’Epifania ce lo ha amaramente confermato. Non si può pensare che si riesca sempre nell’impresa, se parti sotto poi recuperare non è semplice e le energie, specie su un campo bagnato e fangoso, prima o poi finiscono.

    Finisce a otto la serie di vittorie consecutive, proprio sul più bello, quando si poteva concretizzare il sorpasso e con la possibilità di presentarsi alle porte dei due scontri diretti con Roma e Juve più sereni e tranquilli. Ma la serenità non è cosa di casa Inter e ormai a questo ci dobbiamo rassegnare. I punti di domanda su questa squadra che alterna momenti di estasi a momenti di panico totale sono molto chiari ed evidenti. Conte può fare affidamento sicuro sul suo trio difensivo, su Barella, Brozovic, Hakimi Lautaro e soprattutto Lukaku, può contare su forze importanti dalla panchina di sicuro affidamento come Darmian, D’Ambrosio (spesso decisivo e speriamo recuperi presto) e Sensi ma purtroppo deve sperare nella buona giornata degli altri.

    Sanchez ha troppo spesso problemi fisici che non gli consentono di dare continuità, Handanovic continua ad attraversare un periodo di flessione importante, coll portiere nerazzurro non porta punti, non salva il risultato e non da sicurezza al reparto. Vidal in 4 mesi non ha ancora dimostrato niente e per motivi diversi lo stesso discorso vale per Eriksen, mentre Gagliardini è generoso e volenteroso ma a questi livelli continua a dimostrare di fare fatica. Troppi punti di domanda che forse hanno già trovato risposte non benauguranti.
    La partita contro la Sampdoria poteva anche essere vinta, senza distrazioni o ingenuità che oggi più che mai vanno eliminate. Roma e Juve sono due partite decisive per capire davvero se la sconfitta di Genova è stato un incidente di percorso o un vero e reale campanello d’allarme. 

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