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L'incredibile autogol di Facebook: l'algoritmo promuove le pagine che negano l'Olocausto
L’algoritmo di Facebook promuove attivamente i contenuti che negano l’Olocausto. Il risultato della ricerca condotta dall’Institute for Strategic Dialogue, dimostrerebbe come la proliferazione di pagine negazioniste sul social network, si autoalimenti grazie ai suggerimenti di ricerca della piattaforma stessa. I ricercatori del Think Tank britannico hanno scoperto che inserendo la parola “Olocausto” all’interno del campo di ricerca di Facebook, i risultati suggeriti conducano direttamente alle pagine di gruppi estremisti, e a loro volta, alle pagine di personaggi famosi per le loro teorie negazioniste.
Solo qualche settimana fa, da Menlo Park avevano fatto sapere di aver messo in piedi una strategia per oscurare tutte le pagine con teorie cospiratorie sul popolo ebraico. Tuttavia Zuckerberg e soci avevano fatto sapere di non ritenere i contenuti che negano l’Olocausto una forma di incitamento all’odio. Jacob Davey, senior research manager di ISD, invece “La negazione dell’Olocausto è uno strumento utilizzato per delegittimare la sofferenza del popolo ebraico e perpetrare teorie antisemite di vecchia data, ecco perché dovrebbe essere classificato come un atto di odio”. Secondo Facebook però il tema ricade nel perimetro della libertà di pensiero e del libero dibattito storico. Sono almeno 36 i gruppi scoperti dai ricercatori, con almeno 366.068 followers. Ma la questione non riguarda solo il Social Network californiano.
I ricercatori di ISD hanno trovato contenuti simili su Twitter, Reddit, YouTube, più di 30000 tra post, video, e tweet che rimandano a contenuti di propaganda negazionista. Contattato dal quotidiano inglese Guardian, un portavoce di Facebook ha dichiarato: “Eliminiamo tutti i post, le pagine e qualsiasi post che celebri, difenda o tenti di giustificare l’Olocausto. Lo stesso vale per qualsiasi contenuto che derida le vittime dell’Olocausto”. Ma lo stesso portavoce ammette successivamente che Facebook non elimina pagine e post solo perché queste riportano informazioni non veritiere. Jakob Guhl coordinatore del gruppo di ricerca ISD ha dichiarato: “Queste aziende devono chiedersi che tipo di piattaforme voglio essere, quelle che guadagnano da contenuti palesemente fasulli e antisemiti o quelle che prendono posizione contro di questi”.
Solo qualche settimana fa, da Menlo Park avevano fatto sapere di aver messo in piedi una strategia per oscurare tutte le pagine con teorie cospiratorie sul popolo ebraico. Tuttavia Zuckerberg e soci avevano fatto sapere di non ritenere i contenuti che negano l’Olocausto una forma di incitamento all’odio. Jacob Davey, senior research manager di ISD, invece “La negazione dell’Olocausto è uno strumento utilizzato per delegittimare la sofferenza del popolo ebraico e perpetrare teorie antisemite di vecchia data, ecco perché dovrebbe essere classificato come un atto di odio”. Secondo Facebook però il tema ricade nel perimetro della libertà di pensiero e del libero dibattito storico. Sono almeno 36 i gruppi scoperti dai ricercatori, con almeno 366.068 followers. Ma la questione non riguarda solo il Social Network californiano.
I ricercatori di ISD hanno trovato contenuti simili su Twitter, Reddit, YouTube, più di 30000 tra post, video, e tweet che rimandano a contenuti di propaganda negazionista. Contattato dal quotidiano inglese Guardian, un portavoce di Facebook ha dichiarato: “Eliminiamo tutti i post, le pagine e qualsiasi post che celebri, difenda o tenti di giustificare l’Olocausto. Lo stesso vale per qualsiasi contenuto che derida le vittime dell’Olocausto”. Ma lo stesso portavoce ammette successivamente che Facebook non elimina pagine e post solo perché queste riportano informazioni non veritiere. Jakob Guhl coordinatore del gruppo di ricerca ISD ha dichiarato: “Queste aziende devono chiedersi che tipo di piattaforme voglio essere, quelle che guadagnano da contenuti palesemente fasulli e antisemiti o quelle che prendono posizione contro di questi”.