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L'importanza del monologo di Lorena Cesarini sul palco dell'Ariston
Nata Dakar e cresciuta a Roma da mamma senegalese e papà italiano, l’attrice trentacinquenne ha colpito il pubblico dell’Ariston con il suo toccante monologo sul razzismo e sull’odio versato sui social, dopo l’annuncio sulla sua presenza.
Come riportato da Il Corriere Della Sera, l’attrice non ha mancato di mostrarsi provata dinanzi al fatto che qualcuno abbia avuto addirittura il bisogno di ribadirle il colore della sua pelle come se quest’ultimo facesse effettivamente la differenza.
“Non se lo merita perché è nera” “È arrivata l’extracomunitaria!” “Forse l’hanno chiamata lì per lavare le scale e per innaffiare i fiori” sono stati i commenti mostrati, in merito ai quali la replica dell’attrice non si è certo fatta attendere: «A parte che lavare le scale è un lavoro come tanti e non ci trovo assolutamente nulla di svilente, però un pochino, all’inizio, ci sono rimasta male, poi mi sono anche arrabbiata, poi mi è passata, ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Perché c’è chi sente la necessità di sfogare il suo odio sui social? Perché c’è chi si indigna per la mia presenza su questo palco, perché c’è gente che ha problema con il mio colore della pelle?»
Dopodiché ha proseguito, con la lettura di un passo dal libro “Il razzismo spiegato a mia figlia” dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun il cui messaggio è l’importanza, per un bambino, dell’educazione e del contesto in cui viene cresciuto. Nessuno nasce con l’odio in testa, si cresce attraverso ciò che si vede e si ascolta, sia nella scuola come a casa. Per cui è fondamentale osservare ma soprattutto porsi delle domande al fine di uscire dallo schema rigido dei luoghi comuni e dei giudizi precostituiti per essere liberi e costruirsi la propria personalità. Esattamente come la protagonista del libro, Mérième.
Di tutto ciò, nel 2022, la vera sconfitta è che c’è bisogno, ancora una volta, di riaffermare che siamo (o dovremmo essere) esseri umani, a prescindere dalla nostra pelle.
Ancora una volta, le lacrime hanno rigato un viso la cui unica caratteristica era un colore più scuro o meno chiaro rispetto a un altro.
Si potrebbe pensare che la colpa sia dei social, ma è anche, se non soprattutto, attraverso essi che ci rendiamo conto dell’esistenza di realtà marginali ancorate a una mentalità retrograda che è causa di lacrime come quelle di ieri sera che però passano inosservate.
D’altra parte, lo diceva Umberto Eco stesso che i Social Network hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino senza danneggiare la collettività.