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L'ex avvelenato non basta all'Inter, il pari è giusto ma scontenta tutti. Milan e Napoli, la corsa scudetto è ancora aperta
E’ stato un grande derby, giocato senza risparmio e senza paura, con squadre tendenzialmente lunghe o, per meglio dire, meno compatte di come ci si potesse immaginare. Mentre Simone Inzaghi ha messo la squadra titolare (con l’atto di coraggio Calhanoglu per Vidal), Pioli ha fatto ruotare Diaz e Krunic sulla destra insieme a Leao e dietro Ibrahimovic. La partita si è sbloccata subito per colpa di Kessie che, tradito dalla sua sicumera, ha portato palla dentro la propria area con la pretesa di controllarla, ha sottovalutato la pressione di Calhanoglu che gliel’ha tolta e poi ha atterrato l’ex compagno con incuria pari alla dabbenaggine. Doveri, bravissimo in tutto, ha assegnato il calcio di rigore, ovviamente confermato dal Var.
E, a questo punto, non pago del merito acquisito, il giocatore turco ha mandato in scena la vendetta dell’amante tradito (l’estate scorsa il Milan non gli ha rinnovato il contratto e lui ha firmato per i rivali cittadini). Chiesto e ottenuto da Lautaro il permesso di calciare il rigore, proprio sotto la curva del Milan, Calhanoglu ha lungamente scrutato negli occhi il portiere Tatarusanu. Poi, al fischio dell’arbitro, ha preso la rincorsa e colpito il pallone, mettendolo in rete con un tiro centrale. Avrebbe potuto far finta di non esultare, avrebbe potuto contenere tutta la rabbia accumulata quando il suo nome era stato scandito dall’altoparlante, coperto di fischi e ululati, avrebbe potuto accontentarsi di avere segnato per la sua nuova squadra, ma ha voluto fare di più. Rispondere ai suoi vecchi tifosi con una provocazione, andare sotto la loro curva e mettersi le mani alle orecchie come a dire “non sento, non sento. Fischiate più forte”. Al di là dell’esultanza poco elegante, Calhanoglu un obiettivo più esplicito ce l’aveva. Voleva dimostrare a tutti (interisti e milanisti) che le pressioni di cui si diceva soffrisse erano una pura macchinazione giornalistica e che, al contrario di quanto cantato dal poeta, un calciatore si giudica anche per un calcio di rigore. A maggior ragione se non è il rigorista designato.
Una personale partita dentro la grande partita che il Milan non riusciva a far decollare. Ci provava Leao (15’) con un tiro centrale parato. Poi (17’) una punizione per fallo su Kessie, battuta da Tonali, mandava in confusione tanto Skriniar quanto de Vrij. Ma era quest’ultimo, anticipando di testa il compagno, a deviare nella porta di Handanovic, comunque un po’ sorpreso. Otto minuti scarsi e il Milan si fa infilzare a metacampo da un lancio che libera Darmian in area, Ballò Touré è in ritardo e lo sgambetta. Doveri vede e provvede. Rigore. Dopo un minuto di conciliaboli da Var, sul dischetto si presenta Lautaro Martinez, il rigorista designato, lo specialista. Il tiro è sulla destra di Tatarusanu che, questa volta, abbranca in due tempi.
La circostanza dovrebbe dare fiato al Milan, ma la sua manovra è lenta, solo Leao vede la porta (36’ tiro respinto da Handanovic e poi fuori), Ibrahimovic gira senza costrutto, gli esterni bassi non si muovono e i movimenti sono di facile lettura. Così è ancora l’Inter, prima che il tempo finisca, ad andare ad un passo dal gol due volte. Prima con un’entusiasmante azione di Bastoni che smista per il tiro a colpo sicuro di Barella (43’ salva Ballo Tourè), poi con un assist di Darmian, cesellato da Dzeko, per Lautaro che tira fuori all’altezza del rigore. Kalulu al posto di Ballo Touré (ammonito in occasione del rigore) è una mossa obbligata di Pioli che, però, non riesce a far cambiare spartito ai suoi (succederà solo al 58’ con Rebic per Brahim Diaz e Saelemaekers per Leao). Intanto l’Inter continua ad attaccare e meriterebbe di segnare al 55’ quando una mezza volèe di Calhanoglu non è deviata da un passo da Lautaro. Si fa male Barella (altro assente quasi certo per la Nazionale) ed entra Vidal (68’). Nuovo cambio (Bennacer per Tonali al 71’), ma la musica non cambia. Suona sempre l’Inter, questa volta con Dzeko che resiste a Kjaer e mette in mezzo a Vidal che tira due volte a botta sicura. Kalulu, provvidenziale, fa muro ad un passo dalla porta. Correa per Dzeko e Dumfries per Darmian (75’) sembra l’ultimo fuoco per accendere la miccia dei nerazzurri e invece, un po’ sorpresa, l’Inter sparisce e sale in cattedra il Milan con Rebic che spopola sulla sinistra. Conquista una punizione (81’) che Ibra destina alla deviazione di Handanovic. Poi (82’), ancora la svedese fa la torre per Bennacer che, da dentro l’area, spara alto. Infine tira Kalulu (83’) e va fuori di un niente. L’Inter, dopo aver dominato, boccheggia e all’89’ potrebbe patire una punizione immeritata se il palo non respingesse un trito da fuori di Saelemaekers e sulla respinta lo sciagurato Kessie non tirasse a lato.
:(actionzone)
IL TABELLINO
Milan-Inter 1-1 (primo tempo 1-1)
Marcatori: 11' pt rig. Calhanoglu (Inter), 16'pt aut. De vrij (Int)
MILAN (4-2-3-1): Tatarusanu; Calabria, Kjaer, Tomori, Ballo-Touré (dal 1' st Kalulu); Tonali (dal 25' st Bennacer), Kessié; Brahim Diaz (dal 13' st Saelemaekers), Krunic (dal 38' st Bakayoko), Leao (dal 13' st Rebic); Ibrahimovic. A disposizione: Mirante, Conti, Florenzi, Gabbia, Kalulu, Bennacer, Bakayoko, Saelemaekers, Giroud, Maldini, Pellegri, Rebić. All. Pioli
INTER (3-5-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni (dal 38' st Dimarco) ; Darmian (dal 30' st Dumfries), Barella (dal 24' st Vidal), Brozovic, Calhanoglu, Perisic; Dzeko (dal 30' st Correa)., Lautaro (dal 38' st Sanchez). A disposizione: Radu; Ranocchia; Dimarco; Kolarov; Dumfries; D'Ambrosio; Gagliardini; Sensi; Vecino; Vidal; Correa; Sanchez. All. Inzaghi
Arbitro: Doveri.
Ammoniti: 26' pt Ballo-Toure (Mil)
Note: 26' pt rigore parato Tatarusanu su Lautaro