L'Europa del calcio comincia a tremare: San Siro diventa la roccaforte del Drago
Ebbene ci risiamo! dopo l'Europeo appena conclusosi, il dragone ha ripreso a sputare fuoco (leggasi soldi a non finire), e questa volta la sua fortunata vittima è stata Pellè, acquistato per 7 milioni dal Southampton e omaggiato con un ingaggio che definire sontuoso è dire poco: ben 38 milioni di euro in due anni! Chi si è concesso cotanto sfizio? Tale Shandong Luneng, un club che indossa una vistosa – per non dire pacchiana – maglia arancione e che annaspa in fondo alla classifica della Super League cinese. Ormai è chiaro a tutti che stiamo assistendo a un cambio di paradigma nel calcio e a farne le spese potrebbe essere proprio quell'Europa, che storicamente a livello economico aveva fatto sempre la parte del leone sulla scena internazionale, andando a razziare soprattutto i campioni del Sud America. Per adesso la maggiorparte degli appassionati e degli addetti ai lavori sembra prendere ancora sotto gamba il fenomeno e pensa che quello cinese sia solo un campionato ricco ma ridicolo – il che è verissimo al momento – e che i fiumi di denaro del calcio asiatico non potranno mai intaccare il blasone e la tradizione del calcio del vecchio continente. Qui invece il discorso si fa leggermente più complesso, perché è vero che al momento non c'è il benché minimo paragone tra le due realtà, ma per quanto ancora riuscirà a reggere il glorioso castello del vecchio continente? La tradizione e il blasone contano certo, ma alla lunga i soldi faranno la differenza, e la Cina ha deciso di investire una mole di denaro talmente spaventosa, che non siamo neanche lontanamente in grado di immaginarla.
I cinesi sono molto bravi a copiare e imparare e lo stanno facendo molto in fretta anche nel calcio, la loro intenzione non è tanto e solo quella di investire come hanno fatto gli arabi e i russi nel calcio europeo, quanto piuttosto quella di costruire un fortissimo movimento calcistico nazionale, il quale poi possa diventare nel corso dei prossimi decenni, il polo più importante a livello planetario; e badate bene, hanno tutto per riuscirci: soldi, conoscenza e soprattutto una base di potenziali praticanti teoricamente sconfinata, visto che stiamo parlando del paese più popoloso del pianeta con i suoi quasi due miliardi di persone.
La Cina vuole il calcio e il calcio andrà dalla Cina, come del resto è sempre accaduto nella sua storia, facendosi conquistare dal dio denaro e dalla voglia di emergere. I cinesi faranno come hanno fatto sempre gli altri, useranno il pallone nella sua definizione più evoluta di arma di distrazione di massa, calcio e propaganda, potere e stordimento delle folle... e che folle! Ma prima di realizzare questo, ci vorrà del tempo e nel frattempo i cinesi stanno acquisendo il know how, e udite udite hanno deciso di farlo nella nostra cara vecchia Serie A. Un campionato che negli ultimi dieci anni ha perso tantissima competitività dal punto di vista economico, ma che conserva ancora un fascino unico al mondo. I cinesi lo sanno benissimo e proprio per questo hanno deciso di investire pesantemente nel nostro campionato, rilanciandolo a livello internazionale e creando a Milano un vero e proprio hub calcistico da far dialogare con la loro superleague, che nel frattempo diventerà sempre più performante.
In tal senso è già molto indicativa la politica societaria che sta attuando la potentissima Suning all'interno dell'Inter. I suoi vertici societari non vogliono campioni affermati e già pronti nelle fila dei nerazzurri, ma giovani promesse dal sicuro futuro potenziale, come i vari Gabriel Jesus, Berardi o Keita, tutta gente che evidentemente si farà prima le ossa nella Scala del calcio, ma poi non andrà più – come ora – al Bernabeu o al Camp Nou, ma piuttosto nel futuro eldorado del calcio mondiale, la Superleague appunto. L'Europa del pallone sente che qualcosa sta cambiando molto velocemente, e che la minaccia è alle porte, ma non conoscendo ancora la reale portata del pericolo, non può ancora adottare nessuna contromisura. Paradossalmente per noi italiani, potrebbe essere una fonte di opportunità, visto che i cinesi ci hanno scelto come avamposto per la loro politica di espansione. Ma dobbiamo metterci in testa che se c'è stato un tempo in cui l'ombelico del mondo del calcio era l'Italia, e poi è diventato l'Europa tutta, ebbene ormai quest'ombelico è destinato a scomparire, perché questo sport sta diventando anno dopo anno sempre più planetario.
Da questo punto di vista, chi avrà da rimetterci di più, saranno soprattutto Inghilterra e Spagna che nel corso dei prossimi anni vedranno sempre di più erosa la loro leadership economico sportiva. L'incognita più grande in tal senso proviene dall'Inghilterra che dopo la Brexit si trova davanti ad un futuro all'insegna dell'incertezza più assoluta, visto che ancora non si sa quali saranno le conseguenze. La sterlina per adesso regge, ma il numero degli extracomunitari, in futuro subirà inevitabilmente un drastico ridimensionamento. Per la Spagna invece a farne le conseguenze potrebbero essere i due giganti Real Madrid e Barcellona, che dopo aver – fin troppo – spadroneggiato, adesso dovranno per forza di cosa darsi una ridimensionata, visto che non potranno mai e poi mai competere con la forza del drago cinese, alla faccia del loro tanto sventolato – e chiacchierato – fatturato economico. Insomma siamo nella classica fase storica in cui nell'aria si percepisce la fine di un'epoca, ma non si conosce minimamente il dopo. Per capirne i futuri possibili sviluppi dovremo puntare gli occhi sul caro, vecchio e maestoso San Siro.
@Dragomironero