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L'Europa celebra il 'V Day', ma la guerra non è ancora finita
La “V” come lettera dell’alfabeto era il segno con il quale Winston Churchill indicava al popolo l’avvenuta vittoria della democrazia sulla dittatura nazifascista. Oggi quello stesso simbolo ortografico significa “vaccino”. Il successo, infatti, deve ancora realizzarsi perché la guerra non è finita. Il nemico non molla la presa e, anzi, modifica se stesso per rendersi più subdolo e nefasto. In ogni caso è un poco come dire che, finalmente, sta arrivando la cavalleria per modificare le sorti della battaglia.
Il vaccino sarà il nostro scudo. Negarne la necessità è da folli. Il suo impiego, per il momento, sarà più che altro virtuale visto che la somministrazione riguarderà poche persone nell’attesa dell’impiego su vasta scala. Ma l’effetto psicologico sulla gente sarà comunque di enorme rilievo perché permetterà a tutti di pensare che se la guerra è ancora in corso nel giro di un anno sarà possibile tornare a vivere quella normalità della quale siamo stati privati.
Certamente penseremo con rabbia al prezzo pagato in vite umane e sofferenze assortite durante questi interminabili mesi di paura e di disperazione. Lo hanno già fatto i settanta milioni e più di famiglie le quali hanno celebrato il Natale intorno alle tavole apparecchiate ma con uno o due posti vuoti. Una pagina delle nostre vite che nessuno e niente sarà mai in grado di cancellare. Ma proprio da quella rabbia e da quel dolore dovrà nascere un potente desiderio di rivalsa e di riscatto contro un destino così infame.
Oggi è il giorno della partenza. Dell’accensione della macchina. Per vederla in pista dovremo attendere ancora un poco e avere pazienza. Nel frattempo sarà nostro divere benedire la scienza e tutti i suoi operatori per il fatto di essere riusciti a confezionare questo regalo di Natate davvero unico per l’umanità a tempo di record. Un’impresa inimmaginabile alla quale ora dovrà seguire il solenne impegno da parte di tutti i governi di agire in modo equo e solidale affinché nessuno venga lasciato indietro. Basterà ricordare ciò che rispose il dottor Sabin, scopritore del vaccino anti poliomielite, al giornalista che gli anticipava un futuro da ricco e famoso. “Ricco direi proprio di no perché il sole non si vende”, così disse lo scienziato al quale le “SS” avevano trucidato due nipotini e che salvò la vita a milioni di bambini di tutto il mondo.